Messina torna a casa: da ragazzotto a padrone

Il ct dell'Italbasket cita Churchill: «Prometto lacrime, sangue e sudore. Non le Olimpiadi»

Marcello Di DioRoma Ettore Messina e l'azzurro si erano lasciati in una calda notte d'estate di 19 anni fa a Barcellona, con un argento europeo al collo. Si sono riabbracciati ieri in una fredda mattina d'inverno al Salone d'Onore del Coni, dove fu «battezzato» anche il suo primo matrimonio con la Nazionale della palla a spicchi. Si ritroveranno a Torino nel preolimpico di luglio con la missione - non facile ma non impossibile - di far imbarcare gli azzurri verso Rio per un'avventura a cinque cerchi che manca all'Italia dal 2004.«Nel 1992 ero un ragazzotto incosciente l'ammissione del figliol prodigo azzurro Messina - non sapevo a cosa andavo incontro. Ora, invece, sono preparatissimo e soprattutto molto emozionato. Sento l'affetto del popolo del basket, capisco l'entusiasmo e non ne ho paura. In cambio mi piacerebbe garantire che andremo a Rio, ma non posso farlo». Così cita Winston Churchill: «Posso solo promettere lacrime, sangue e sudore, allenerò una squadra di grande valore che gioca con piacere e ha voglia di entusiasmare».Il suo sogno è sempre stato partecipare alla sfilata inaugurale dei Giochi. Ecco perchè sperava in una chiamata della federazione, dopo le divergenze di vedute tra il suo predecessore Pianigiani e il presidente della Fip Petrucci. «In caso di cambio di panchina, mi sarebbe dispiaciuto se non me lo avessero chiesto perchè pensavo di avere i titoli necessari - sottolinea Messina, il cui impegno in azzurro non sarà comunque esclusivo (vista la permanenza da assistant coach di Popovich ai San Antonio Spurs) -. Il preolimpico a Torino? Avremo la spinta di 15mila persone, poi potrà capitare di affrontare tutte le squadre più forti. In fase di preparazione, però, lavoreremo anche sul non farci travolgere dalle pressioni e dalle aspettative».Messina sta già studiando la marcia di avvicinamento al torneo che dal 4 al 10 luglio promuoverà una nazionale per Rio. Il presidente Petrucci guarda già avanti: «Stiamo ribattezzando un grandissimo commissario tecnico. Nessuno al mondo decide di allenare una squadra nazionale gratuitamente e nessuno ha avuto il coraggio di criticare una scelta come Messina. Il nostro rapporto continuerà anche dopo il preolimpico, stiamo già lavorando al rinnovo. Non sarebbe giusto, infatti, addossare tutte le responsabilità solo sull'allenatore: sappiamo che la qualificazione sarà difficilissima e che possiamo andare a Rio. Ma un punto fermo c'è: il padrone della Nazionale è il ct e nessun altro».

Un ct dal pedigree di livello, tanto che il presidente del Coni Malagò - che da numero uno della Virtus Roma nel 2001 lo battè nella finale di Supercoppa Italiana quando Messina era coach di Bologna - lo celebra così: «Ettore sarà il primo allenatore non americano a sedere come head coach su una panchina Nba». Il diretto interessato ascolta, applaude e scappa sul primo volo per tornare a San Antonio. Appuntamento a luglio per consumare le seconde nozze con l'Italia del basket.

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