Mike aveva già messo al tappeto se stesso

Serviva solo chi ratificasse il suo declino sul ring: Douglas. Vera Cenerentola

Mike aveva già messo al tappeto se stesso

La storia del ring non può fare a meno dei Cinderella man. Ti dicono: è ora di pagare e non ti avvisano prima. James Buster Douglas è stato il più classico degli uomini Cenerentola, i bookmakers pagavano 42-1 una sua vittoria contro Mike Tyson, le sue braccia si allungavano per 8 centimetri più di quelle del campione del mondo, ma non potevano bastare a sbarrare la strada ai pugni dinamite. Douglas aveva il fisico e Tyson non l'aveva più: fiaccato dentro e fuori, corroso dal bere, da smargiassate e vita sregolata, anche da qualche colpo basso del morale, da allenamenti mal gestiti. Eppure Douglas poteva stare peggio: pochi giorni prima di combattere gli era morta la madre, la moglie lo aveva lasciato insultandolo, e la madre di suo figlio era morente. Douglas era la vittima predestinata. Ma nessuno aveva capito che Iron Mike aveva già messo ko se stesso, bastava che qualcuno lo ratificasse sul ring.

Nei decenni a seguire, la vittoria di Douglas è stata definita madre di tutte le sorprese, lo sconvolgimento degli sconvolgimenti. Invece fu soltanto un atto di giustizia della vita, una storia da film a lieto fine: Tyson troppo stupido e troppo cattivo per imperversare ancora, Douglas il poverello che gode la rivincita della sua malasorte, come fosse un journeyman che trova l'attimo di gloria. Ed, in effetti, fu un attimo perché Evander Holyfield poi lo stese alla prima difesa. A Tokyo, invece, lo stellone e il destino stavano dalla sua parte: avevano già deciso. Così quando Douglas finì al tappeto all'8° round e l'arbitro prolungò il conto per 13 secondi. Poi Buster fece tutto da solo: una scarica di undici colpi nel 10° round disse che il campione quella sera era lui. Don King, l'affarista dai capelli elettrici, sorrise ad ampia dentatura. Possedeva la procura di entrambi i pugili: era lui il vero vincente.

E chissà non avesse fatto un patto con il Diavolo perché la storia finisse proprio in quel modo: da allora Tyson non fu più il vero Tyson, ma Don King continuò ad ingrassare il conto in banca. Invece Douglas tornò un cenerentolo della vita, al quale il destino felice bussò una volta sola.

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