Milan, c'è il rischio dell'autolesionismo

Tra tanti problemi la paura di un cortocircuito dopo le critiche del croato sul gioco

Franco Ordine

Il Milan e Giampaolo hanno già un bel mucchio di problemi da risolvere. In sintesi: 1) recuperare alla causa rossonera gli acquisti del recente mercato, solo Rebic è stato promosso sul campo alla prima mezza apparizione; 2) migliorare la qualità del gioco e dare marcata identità allo schieramento tattico; 3) ricucire lo strappo con Paquetà col quale martedì c'è stato un virile confronto (prima pubblico nello spogliatoio poi in privato one to one col tecnico).

A pochi giorni dal derby che può costituire il tradizionale crocevia, non c'era bisogno di quelle frasi gelide di Boban riferite al gioco («pensavamo di essere più avanti») e sull'utilizzo dei nuovi («chiedete al tecnico») che sanno d'insoddisfazione piena. È appena il caso di ricordare che nel passato torneo, dopo il derby di ritorno e il confronto aspro tra Leonardo-Maldini e Gattuso, avvenne il corto-circuito («non so se resto» sbottò Rino), causa del ritardo in classifica costato il quarto posto.

Se dopo tre turni soltanto, la dirigenza tecnica del club scarica o prende le distanze dall'allenatore appena arrivato con una filosofia e un'idea di calcio, completamente diverse, allora non c'è molto futuro e finisce con l'avere ragione Costacurta il quale, da lontano, sentenzia: «Più che organizzazione, vedo molta confusione nel Milan».

Boban, che è persona di grande spessore morale e di elevata cultura calcistica, sa infine

che lamentarsi «dell'assedio dei procuratori che vogliono spiegarti il calcio» significa confessare la propria inesperienza nel settore. Quello è il mondo che deve frequentare, purtroppo: si vaccini e abitui al più presto.

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