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Il Milan a casa di CR7 con il sogno Ibrahimovic Ma non basterebbe per cambiare la storia

La suggestione, smentita, di un big a basso costo Però per tornare grandi servirebbe ben altro

Il Milan a casa di CR7 con il sogno Ibrahimovic Ma non basterebbe per cambiare la storia

Ibrahimovic ha firmato col Milan? No, è tutto un equivoco. Già, ma vallo a spiegare a quel popolo depresso e affranto che aspetta che sbuchi da qualche parte un messia del pallone per tornare a riveder le stelle. È accaduto tutto in poche ore, proprio mentre nel megastore Mondadori di piazza Duomo, veniva presentato un tomo pesantissimo sui 120 anni del club un tempo più vincente al mondo.

Prima l'intervista di Don Garber, commissioner della Mls, alla tv ESPN rilanciata dalle agenzie con traduzione superficiale, poi la successiva correzione di Dan Courtemanche, vice-presidente della stessa lega americana che ha trasformato «il contratto già firmato» in semplice «corteggiamento». Fine della suggestione? Assolutamente no. Perché il solo evocare la sagoma gigantesca dello svedesone, a dispetto della bella età di 38 anni, suscita un insolito tsunami di emozioni e di clic sul web così da giustificare un dibattito. Nelle stesse ore, mentre Ivan Gazidis, l'ad scelto da Elliott per governare la risalita del Milan, continuava a promettere solennemente, nel suo inglese perfetto «lavoriamo ogni giorno per riportare in alto il club», è ripreso il tam tam dei tifosi. «Ma allora torna Ibra?» hanno cominciato a tempestare di domande gli addetti ai lavori disposti a rispondere.

Operazione semplicissima perché da casa Milan la replica era arrivata in largo anticipo rispetto allo scoop di Don Garber: «Nessuna trattativa con Zlatan». Che Ibra fosse arrivato vicino al ritorno da Milano, d'altro canto, non è un segreto. Accadde nel gennaio passato quando poi Leonardo e Maldini virarono su Piatek, pagato 30 milioni e adesso finito nel mirino di critica e tifosi per la crisi del gol conosciuta dal team. Lui, Zlatan, ha sempre avuto parole dolci per il Milan e quei mesi vissuti a Milanello, oltre che per Gattuso, «uno col quale sarei andato in guerra». Da allora non è successo nient'altro. Eppure la suggestione è rimasta viva come tutte quelle storie che sono in grado di riaccendere le speranze di una tifoseria che coltiva addirittura l'incubo di tornare agli anni bui di Farina. In queste ore, a pochi rintocchi dal viaggio a Torino, nello Stadium stregato (mai preso un punto, l'ultimo successo a Torino con gol di Gattuso e la presenza di Ibrahimovic in maglia rossonera è dell'anno scudetto di Allegri), solo questo tipo di news possono riaccendere la fiammella. La Juve è un gigante guidato da un tecnico, Sarri, che pensate un po', il Milan di recente ha battuto una sola volta e quando allenava l'Arezzo in coppa Italia, neanche con l'Empoli per non parlare del Napoli.

Nemmeno Ibra, fosse possibile arruolarlo al volo, potrebbe aiutare questo Milan a uscire dal tunnel buio nel quale si è infilato dopo due cambi di proprietà. A capovolgere il destino non sono riusciti Fassone e Mirabelli, salutati all'inizio come due geni e liquidati come delusioni, né il trio Leonardo-Maldini-Boban tutti sotto l'ombrello economico di Elliott. Perciò i milanisti sfiduciati continuano a sognare l'arrivo di un tipo alla Messi o CR7 dai costi contenuti. Invece, forse, sarebbe servito altro.

Molto semplicemente sarebbe servito spendere meglio i tanti milioni consumati in tre sessioni di calcio-mercato.

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