E venne il giorno che Gattuso perse la pazienza. No, non vale a nulla il solito adagio che lui sia tutto cuore e grinta e che sia solito farsi prendere dal nervosismo. No, le mattane di quando era calciatore sono soltanto un vecchio ricordo. Ora è un allenatore e quando si arrabbia lo fa a ragion veduta. E in questo momento difficile per il suo Milan, la rabbia è scaturita da un episodio che di fatto non è altro che un segnale di malessere generale ma anche di reazione. Perlomeno da parte dello stesso allenatore.
L'episodio che ha fatto imbufalire Gattuso succede martedì. All'allenamento della mattina sono tutti in campo tranne uno, il centrocampista Bakayoko, che si presenta a Milanello con un ora e mezza di ritardo adducendo la motivazione di essere rimasto senza benzina con l'auto. Vero o no, comunque inaccettabile per un professionista. Gattuso non ci sta. In un momento del genere, con il Milan in piena crisi e una Champions league che rimane ancora possibile ma al momento decisamente complicata, situazioni del genere non si possono accettare. E allora, tutti in ritiro fino a lunedì, quando i rossoneri giocheranno a San Siro contro il Bologna. Non è solo una punizione ma anche un segnale forte, alla squadra e alla società. In primo luogo la dimostrazione che queste ultime quattro gare sono fondamentali e dopo gli ultimi risultati negativi che hanno fatto scivolare il Milan giù dal quarto gradino che sembrava solido, non saranno accettati altri cali di tensione. Ieri Bakayoko si è scusato davanti a tutta la squadra chiudendo di fatto il caso. Mentre lo sfortunatissimo Caldara ha lasciato Milanello in stampelle. Oggi gli esami ma si teme un guaio serio al ginocchio.
Senza il difensore, l'allenatore ha voluto dare un segnale. Nell'ultimo periodo è rimasto col cerino in mano, confermato solo perché a questo punto della stagione non esistono alternative possibili. E allora il tecnico ha alzato la voce facendosi rispettare e facendo capire a tutti, a partire dalla squadra che finché l'allenatore è lui (ovvero fino a fine stagione) a comandare è lui e lui soltanto. E probabilmente non è nemmeno più disposto a fare da unico parafulmine per i risultati che non arrivano.
Nelle ultime uscite negative infatti, il tecnico ha sempre difeso i suoi giocatori assumendosi ogni responsabilità. Ma da ora in poi, anche con questo ritiro, ognuno è chiamato a fare la sua parte senza più alibi o scusanti. Se il Milan vuole la Champions, si passa obbligatoriamente anche da qui.
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