MilanoHanno avuto ragione quelli che sono rimasti a casa. E non solo perché la serata non è stata come quelle della magnifica ottobrata milanese: pioggia e vento da scoraggiare persino i giornalisti, rimasti al calduccio. Uno che se ne intende di questo Milan, Silvio Berlusconi, a Roma per impegni politici, ha capito in anticipo l'antifona e a chi gli ha chiesto se avesse intenzione di fermarsi dinanzi alla tv a vedere la partita col Chievo ha risposto in modo rassegnato: «Se ho il tempo… vado io a giocare». Una risposta che è tutto un poema e che segnala, al di là delle frasi di facciata, quale fiducia riponga nelle capacità della squadra di affrancarsi dalla mediocrità attuale per sbarcare sulla terra promessa del bel gioco e della Champions da conquistare. Per un tempo lo spettacolo calcistico è stato davvero una pena a tal punto da convincere quei pochi coraggiosi spettatori a riprendere la strada di casa.
Zero emozioni, un paio di tiri in campo milanista fuori bersaglio e nel finale di frazione un colpo di testa di Pellissier non trattenuto da Donnarumma riscattatosi più avanti, quando c'è stato bisogno di usare, e bene, i pugni oltre che i piedi. Di progressi, rispetto al precedente col Sassuolo, nessuno, di geometrie neanche l'ombra: solo l'organizzazione difensiva, guidata dall'esperto Alex, è sembrata migliorata per effetto magari dello schieramento più compatto, le linee più strette. Un risultato trascurabile dopo più di quattro mesi di lavoro del nuovo staff tecnico accolto con la fanfara a Milanello.
Chi ha avuto fede ed è rimasto, nonostante tutto, sfidando pioggia e vento, nella seconda frazione, ha ricevuto un premio di consolazione. Perché il Milan è passato alla prima combinazione alla mano in area del Chievo (Bacca per Antonelli che ha trovato l'angolo lontano) ed ha imbastito una serie di controrepliche con cui ha sfiorato più volte il raddoppio che avrebbe chiuso i conti della sfida in largo anticipo. Qui è stato Kucka il più intraprendente con una striscia di tiri dalla media distanza che hanno sfiorato il fortino di Bizzarri. Un paio di volte Cerci è arrivato con un attimo di ritardo sulla linea di porta. Ecco: proprio dall'ex allievo prediletto di Ventura sono giunti gli spunti migliori, tanto da trasformare qualche fischio arrivato col Sassuolo in applausi, ieri sera al cambio con Honda. Con lui è cresciuto il centrocampo in blocco per corsa e tigna. Perciò alla fine Mihajlovic ha preso a calci la bottiglietta d'acqua: avrebbe voluto e meritato un risultato più rotondo cancellando le apprensioni tradite nel recupero. Alla fine, col secondo successo consecutivo in tre giorni, il Milan ha portato a casa il successo più prezioso della serata. E cioè, per la prima volta, ha chiuso senza prendere gol.
Donnarumma, il bambino portiere, ha dato sicurezza, con i piedi, e con le uscite tempestive, senza tradire neanche un briciolo di difficoltà su quell'erba umida (tranne l'uscita finale). Gli ha fatto eccellente compagnia Romagnoli, un altro baby di grande valore.
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