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Milan, è guerra interna ma adesso parla Gazidis. E Pioli fa da parafulmine

Sul possibile nuovo tecnico, l'ad ai ferri corti con Maldini e Boban: «Gli do fiducia». Ma Rangnick...

Milan, è guerra interna ma adesso parla Gazidis. E Pioli fa da parafulmine

Contrordine colleghi: basta con l'etichetta di traghettatore. Stefano Pioli, allenatore del Milan, sottoposto a un bombardamento di notizie riferite al prossimo inquilino della sua panchina, è diventato piuttosto un eccellente incassatore. Non ha fatto una piega dinanzi alla raffica di anticipazioni dei giornali, non ha perso la calma e nemmeno la serenità in pubblico e in privato. «Penso al presente» ha continuato a ripetere a poche ore dal ritorno a Firenze che per lui è carico di extra valori. Significa ripercorrere una felice esperienza e riaprire lo scrigno delle forti emozioni vissute per la tragedia di Davide Astori. «Oggi sarebbe felice di vedermi al Milan» è stata la sua riflessione dopo aver smentito l'ammutinamento di Musacchio e il litigio Ibra-Paquetà. «Io sono il punto di riferimento del gruppo» ripete convinto passando ai cronisti presenti a Milanello il dato che è poi lo specchio dei limiti del team rossonero. Eccolo: «Nei 5 campionati europei abbiamo la peggiore percentuale di occasioni sfruttate». Perciò alla fine, per niente turbato, ripete come un mantra: «Dobbiamo essere degni del Milan, è il momento di spingere».

Sarà. Di sicuro è anche il momento, per la società, di parlare. Perché, chiariamolo al volo, la fuga di notizie sull'interesse di Gazidis per Ralf Rangnick, non è un complotto dei media ma la conseguenza di qualche incontro e qualche promessa. Certo non c'è stata alcuna firma ma a casa Milan, tra Boban e Maldini, è scattato l'allarme (non ne sapevano niente, ndr) poiché l'indiscrezione è partita dalla Bild, quotidiano tedesco, poi rilanciata dai francesi de l'Equipe. L'ex capitano rossonero, che in famiglia coltiva propositi di chiudere l'esperienza a giugno, ha stroncato l'operazione definendo quello del tedesco (che ha ambizioni da general manager) «un profilo non adatto al Milan». Gazidis ha letto, ha masticato amaro ma è rimasto in silenzio spingendo così i due responsabili dell'area tecnica a far trapelare la necessità di un chiarimento solenne sulla questione vitale del prossimo piano a poche ore dal viaggio a Firenze. Iniziativa quest'ultima che non è stata gradita da Elliott, l'azionista costretto a intervenire nei giorni scorsi per smentire la firma di un pre-contratto col tedesco, non certo l'interesse, al fine di colmare il silenzio rumoroso del suo rappresentante.

I contrasti di visione calcistica tra le due divisioni sono noti. Persino l'operazione Ibrahimovic (dal 2 gennaio compreso la coppa Italia: 6 vittorie, 3 pareggi, 1 sconfitta, 18 gol fatti), vale ricordarlo, è stata resa possibile, paradossalmente dallo 0 a 5 di Bergamo che ha convinto il capo azienda a derogare dal diktat «solo calciatori giovani» e a soddisfare la richiesta di Boban. In questo clima persino Mirabelli, protagonista del periodo cinese più buio per l'insolvenza finanziaria di mister Li, può inzuppare il biscotto dichiarando «ai miei tempi non c'era confusione al comando».

Dev'essere stata questa la goccia che ha spinto Gazidis a organizzare per questa mattina un intervento nel quale esprime «fiducia a Boban e Maldini» senza smentire l'affare Rangnick.

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