La cornice c'è, di quelle preziose, degna di finire in qualche museo. Milan-Liverpool, ultimo appuntamento del girone di Champions league, mette insieme un pezzo di storia calcistica, due finali dall'esito opposto, come opposta risulta l'attuale dimensione. I Reds sono sulla cresta dell'onda nella Premier e in Europa, guidati da un istrione di allenatore, Klopp, i rossoneri sulla rampa di lancio dopo troppi anni vissuti nelle retrovie e fuori dal circuito europeo. 57 mila spettatori, il massimo per San Siro in tempi di covid, 15 mila dall'estero, 100 paesi collegati e la possibilità concreta di passare il turno nonostante il ritardo accumulato con un premio in denaro (18 milioni di euro da spendere - magari - sul mercato). Stasera dentro questa cornice c'è da mettere il quadro di una prova superba, degna del recente cammino in risalita del Milan, a dispetto di una striscia interminabile di infortuni muscolari che devono aprire presto, molto presto, un dibattito serio e approfondito sulle cause e sulle responsabilità.
L'ultimo bollettino da Milanello conferma infatti la lesione all'adduttore di Pellegri e la piccola lesione al bicipite femorale destro per Leao, gli ultimi due superstiti del reparto d'attacco. Stefano Pioli ha il gruppo ridotto all'osso, un solo centravanti di ruolo a disposizione, Ibra, 40 anni, eppure non viene fuori un solo lamento dalle sue parole. «Possiamo piangerci addosso oppure prepararci come si deve ad affrontare da forti quali siamo, i fortissimi del Liverpool» la sintesi, perfetta introduzione all'appuntamento di stasera. Dove nemmeno il successo può garantire la qualificazione agli ottavi giacchè servirà conoscere il risultato di Porto-Atletico per sapere. «Stiamo lavorando tanto sul tema infortuni che toccano tutti i club: in parte è conseguenza delle tante partite, eppure stiamo effettuando maggiore turnazione. Non ci resta che stringere i denti fino al 22 dicembre» è l'appello di Pioli rivolto più al proprio gruppo che al team di esperti chiamato a disvelare i motivi della strage... muscolare.
«Daremo del filo da torcere al Liverpool» promette nel suo inglese forbito Tomori, colonna portante della difesa rimasta senza il suo leader, Kjaer. «Quando sono arrabbiato gioco meglio» gli fa eco Ibra che nel frattempo dà appuntamento a febbraio per decidere lo scudetto, il mese in cui si torna a giocare nelle coppe europee. «Vedrete: il Milan non sbaglierà partita» la previsione di Arrigo Sacchi la cui esperienza memorabile a Milanello fu esaltata delle prove in coppa Campioni. Il Liverpool non è certo la squadra che rimane a guardare. Anche se dovesse, ragionevolmente, proporre qualche variazione allo schieramento tipo.
«Non posso cambiarli tutti» spiega Klopp confermando la presenza di Salah che all'andata per 30 minuti mise a ferro e fuoco la difesa milanista. «È la mia prima volta a San Siro, non vedo l'ora di giocare in quello stadio» è la frase finale di Klopp. Più che una promessa sembra una minaccia.
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