Milan, Lazio e Atalanta contro il tabù

Dall'ultima vittoria del Parma, nessuna italiana è arrivata in finale. L'Europa League (già Coppa Uefa) manca all'Italia dal 1999

Milan, Lazio e Atalanta contro il tabù

Comincia stasera il viaggio della speranza. La speranza che il calcio italiano riesca finalmente, dopo anni, troppi anni, a giocare con onore l'Europa league e poi con merito a raggiungere la finale del 16 maggio a Lione. Tecnici e presidenti spesso si lamentano per lo scarso appeal del nostro movimento, ma poi quando c'è da offrire dimostrazioni plastiche arrivano puntuali le delusioni. Basti pensare all'Inter della passata edizione, coinvolta nella crisi tecnica (durante il girone iniziale cambiarono tre allenatori) e capace di farsi castigare dagli israeliani dello Sheva.

L'ultimo successo, all'epoca, aveva ancora l'etichetta dell'Uefa, è del Parma di Cannavaro e Crespo, maggio 1999 la data, una squadra strapiena di talenti e di campioni, guidata da Malesani strapazzò l'Olimpique Marsiglia a Mosca. Da allora da registrare solo una striscia inquietante di flop con un paio di virtuose eccezioni: la Fiorentina di Montella messa sotto dal Siviglia di Bacca e la Juventus di Conte giunte in semifinale. Troppo poco per meritare credito. Eppure adesso l'Europa league è la porta di servizio attraverso la quale è possibile accedere alla Champions, come è successo al Manchester United giunto in finale (con Ibra sulle stampelle) senza lasciarsi sfuggire l'occasione di piegare la fragile consistenza del giovanissimo Ajax.

Non è difficile indovinare le cause che hanno provocato questo deficit. In qualche caso (tipo il Sassuolo di Di Francesco) c'è stata una impreparazione di fondo all'evento: rosa troppo corta e non abituata a giocare le tre sfide in settimana. In qualche altro (esempio classico l'Inter di De Boer e poi Pioli) il combinato disposto tra seconde linee utilizzate e scarse motivazioni ha fatto da scenario alla dolorosa e precoce eliminazione.

Eppure nella sfida recente per le piazze europee Atalanta, Lazio, Milan, Inter e per qualche mese anche la Fiorentina, hanno dato battaglia fino all'ultimo turno di campionato. E adesso? A leggere i gironi quello del Milan, che debutta stasera a Vienna, nel vecchio e storico Prater, stadio non proprio porta fortuna (qui perse una finale Champions contro l'Ajax di Kluivert e Rijkaard), sembra il più agevole. Montella lo prende di petto modificando sistema di gioco (difesa a 3) e praticando turn-over consistente (Calhanoglu tre-quartista dietro Kalinic e Andrè Silva, Abate e Antonelli sui lati) per dimenticare le 4 sberle ricevute dalla Lazio che invece viaggia in Olanda (Vitesse) per confermare le sue ambizioni sottostimate in Europa così come è avvenuto dalle nostre parti.

All'Atalanta tocca il compito più arduo: l'Everton di Rooney che è un cliente rognoso.

Riusciranno i nostri eroi a fare meglio di Inter, Sassuolo, Roma (retrocessa dalla Champions subito), Fiorentina uscite tutte, tranne Spalletti, alla fine del primo girone? La concorrenza è presto identificata. Come suggerisce Costacurta, la candidata numero uno è l'Arsenal di Wenger: ha quasi tutto, cifra tecnica, storia, abitudine alle sfide europee.

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