«Sul piano economico chiuderemo quasi in equilibrio il bilancio del 2012, per cui il passivo è stato praticamente azzerato. Restiamo uno dei migliori marchi del mondo. Abbiamo degli sponsor straordinari che si legano a noi, il brand all'estero è celebrato e investono molto su di noi. E avendo abbassato il monte ingaggi, non abbiamo bisogno di cedere nessuno». Adriano Galliani all'autodromo di Monza nel giorno della consegna delle Audi ai giocatori, la scorsa settimana.
Dunque, se qualcuno si è fatto una nuova idea di Adriano Galliani deve sapere che l'ad del Milan è straordinariamente e completamente innamorato di tutto quanto sia colorato di rosso e nero. La sua non è né una missione né tanto meno una lunga zerbinata, è tutta e tanta roba vera. Lui se sente Ibra che dichiara di aver nostalgia, inizia a dondolarsi, se Kakà dice certe cose, lui ricorda amori che non potranno mai morire, Balotelli interista che tifa milanista è un nubifragio di emozioni e quando ripete fino allo svenimento che il Milan è il club più titolato al mondo, parla sul serio. È un dirigente talmente unico che può permettersi di confidare il suo precedente amore per la Juventus senza arrossire e senza temere che qualcuno ci ricami. Salvo precisare che quella passione, dopo ventisei anni, è ormai in prescrizione. E siccome non è nato ieri, quando dice che il Milan non ha bisogno di cedere nessuno, qualcosa gli gira per la testa, perché con l'aria che tira se c'è qualcosa da non fare ora, è vendere. E stiamo parlando di giocatori, ma anche della società. E poi chi comprerebbe giocatori senza un centro gravitazionale, livello dell'autostima ai minimi storici, in ritiro monastico, eccetera eccetera. Nei momenti di crisi eventualmente si compra, non si vende, soprattutto se il valore di mercato della rosa è sceso dagli ipotetici 208 milioni e mezzo di inizio stagione, fonte transfertmarkt, agli attuali 168.
Ci sono giocatori che vanno in scadenza di contratto come Abbiati, Yepes, Ambrosini e Flamini, i 7 milioni di valutazione di Mexes e Zapata, oggi sembrano oggettivamente esagerati, come i 14 di Abate che pare aver perso la testa e il Milan sembra andargli stretto dopo aver trascorso l'estate con Zlatan Ibrahimovic e l'ipotesi di un possibile trasferimento a Parigi. Abate oggi non costa tutti quei soldi, fatica ad arrivare a una valutazione prossima alla metà. È una situazione simile a quella di Nocerino, valutato dagli esperti tedeschi 13,5 milioni di euro. Sul mercato oggi il ventisettenne centrocampista napoletano è ben sotto la metà, in parte per la contrazione del mercato, in parte perché la valutazione di un giocatore ha come base la cifra spesa per il suo acquisto, 500mila euro, ma poi si alza o si abbatte con le sue prestazioni al lordo degli infortuni. Anche Bakaye Traore ha perso valore, e qui qualcuno ha voluto infierire ricordando come nel dubbio fra lui e Pogba, l'area tecnica del Milan abbia scelto il maliano ex Nancy.
Regge il valore di mercato di Montolivo, 15 milioni, di Robinho (15) e di Pato con i suoi teorici 25 che fluttuano in relazione ai giorni trascorsi in infermeria. Giocatori che restano molto apprezzati all'estero, come Kevin Prince Boateng, messo in castigo per le sue performance in campo e in città, paparazzato con gonna pantalone assieme a Melissa Satta. L'andamento lento del campionato non fa prigionieri, Kevin Constant dagli iniziali 5 milioni ora non ne vale più di 1,5, Sulley Muntari non i 5,5 iniziali, così come il trentenne Antonini. In controtendenza due giocatori su tutti, Mattia De Sciglio che dagli 1,8 iniziali ora ha un valore di mercato non inferiore ai 6, e Stephan El Shaarawy che potrebbe toccare anche i 25.
Un tifoso doc come Roberto Maroni ha dichiarato che gli dispiacerebbe «se la squadra passasse di mano a uno sceicco o a un russo.
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