Il Milan si sveglia di colpo Suso ispira il poker rossonero

Montella ritrova la difesa. Lo spagnolo apre la goleada Calhanoglu e Kalinic la chiudono. Di Kessie l'unico neo

Il Milan si sveglia di colpo Suso ispira il poker rossonero

Il tempo mette ognuno al proprio posto e ogni re sul proprio trono. È il pensiero ricorrente di Suso, spagnolo prossimo ai 24 anni (a novembre), scoperto da Rocco Maiorino dello staff di Galliani al prezzo modico di 300 mila euro, dapprima escluso, poi sistemato come seconda punta, in un ruolo che non gli è congeniale, e finalmente riportato tra le zolle che gli consentono di esprimere l'enorme talento. È lui la musa, unica, del Milan, già decisivo contro il Cagliari, protagonista della rimonta mancata sull'Inter. Tomovic, schierato da Maran con l'intento scoperto di prendergli le misure, diventa matto nell'inseguirlo e nel perderlo durante le sue scorribande che sono l'unica fonte di gioco del Milan. Se non ci fosse Suso sarebbe tutto più difficile. Da quella parte, a destra, la squadra di Montella trova quasi tutto: gol, assist, ispirazione, spazio, giocate memorabili e pericoli per la porta di Sorrentino. Appena riscalda il suo chirurgico mancino, Suso trova l'angolino scoperto dalla solita postazione, angolino dell'area di rigore, e sei minuti dopo, il suo cross destinato alla testolina di Kalinic, viene deviato in rete da Cesar. Così in capo alla prima frazione il Milan si ritrova davanti di due gol mentre Montella fa solo una smorfia e Bonucci in tribuna ritrova un sorriso. Nella seconda frazione ancora Suso, e chi altrimenti, sistemato in ripiegamento davanti alla sua area, è l'ispiratore del feroce contropiede che consente persino a Calhanoglu di timbrare il primo cartellino-gol con un sinistro dei suoi al culmine di una trama perfezionata dall'assist di Kessiè.

I limiti e le amnesie dei rossoneri non possono sparire all'improvviso, quasi per miracolo. Musacchio si perde qualche rivale su calcio piazzato ma è di Kessiè l'errore marchiano che permette a Birsa di lucidare il piede preferito provocando una sorta di crisi di nervi da parte di Donnarumma, incolpevole e più avanti autore di una paratona. Prima di abbandonare la scena, come sanno fare di solito gli artisti con la maiuscola, Suso si congeda con l'ultima magia, l'ultima prodezza, e confeziona un cioccolatino per Kalinic che consente al croato di cancellare i fischi di domenica pomeriggio col Genoa. Nella Verona che gli è storicamente favorevole (dal 2012 continua a fare risultato), il Milan e Montella si tirano fuori all'improvviso dal fossato nel quale sono precipitati e possono guardare alla sfida di sabato contro la Juve senza l'angoscia di una classifica deprimente. Certo è solo il primo squillo dopo tre sconfitte consecutive e un modesto pareggio ma a giudicare da alcune perfomances (Romagnoli come vice Bonucci ad esempio), c'è il forte sospetto che il peggio stia per passare. E che probabilmente la frase di Montella pronunciata 24 ore prima a Milanello («la squadra è lì lì per esplodere») è un'autentica profezia. Segno che l'allenatore non soltanto interpreta alla perfezione l'umore dei suoi ma è anche seguito e ascoltato. L'unica paura è provocata dall'infortunio toccato a pochi attimi dalla sirena a Calabria, ricoverato per precauzione in ospedale.

Per qualche giorno nessuno oserà tirare in ballo le sagome di qualche altro allenatore gufo appollaiato sulla panchina del napoletano. Lo show di Suso di ieri sera però non può bastare a cancellare i ritardi in classifica e non solo. Servono altre affidabili prove. La Juve arriva al momento giusto, forse.

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