È durata poco, troppo poco l'illusione del Milan di mettere sotto il Liverpool e regalarsi una storica qualificazione. Sette minuti appena tra il petardo di Tomori e la risposta di Salah prima del colpo di testa di Origi, nella ripresa, che ha inciso nella notte di San Siro le iniziali di un rivale super, sia pure non al completo. Col successo dell'Atletico in Portogallo, il Milan rimane ultimo nel girone, con i suoi modesti 4 punti e - al netto di qualche ostile fischio arbitrale - perciò esce dalla Champions. È un verdetto amarissimo ma Pioli e i suoi, mal ridotti da una striscia di ko inquietante, non possono rimproverarsi molto. A questo punto rimane solo il campionato (e la coppa Italia). Nella serata decisiva sono mancati gli acuti dell'unico tenore, Ibra. I Reds, primo tra i primi, non ha fatto sconti.
Klopp è stato di parola: significativo il turn over applicato tra difesa e centrocampo, lasciando il trio delle meraviglie in attacco, Salah, Origi e Manè che ingaggiano un duello spettacolare con i rispettivi rivali milanisti. La spiegazione è convincente: 5 partite nei prossimi 14 giorni. Come si capisce giocano tutti ogni tre giorni. La differenza è nella salute del gruppo e nell'intensità del ritmo a cui sono abituati gli inglesi, di giallo vestiti nella serata. Il Liverpool palleggia sicuro mentre il Milan si attrezza, con le forze rimaste a disposizione di Pioli, per reggere all'onda d'urto. Tonali, Kessiè, Tomori, Romagnoli stesso, persino Krunic sono gli esponenti più ammirati della prima frazione che vede i Rds al comando del gioco senza riuscire ad affondare il colpo. Così, al culmine del primo deciso assalto del Milan, da angolo di Messias, tocco felpato di Romagnoli e respinta goffa di Allisson, Tomori è lesto come falco nel piombare sulla palla e regalarsi il primo sigillo in Champions.
Dura pochi minuti l'illusione del popolo milanista perché grazie al blitz di Chamberlain con respinta di Maignan, Salah brucia la concorrenza sul tempo e infila sotto la traversa il pareggio. Appena la fatica si fa sentire, nella ripresa, il Milan paga pegno sull'errore in uscita di Tomori che sbaglia uno stop elementare: sullo sviluppo successivo Origi, di testa, firma il 2 a 1 quasi in contemporanea con Griezmann a Oporto. È il segnale per Pioli che ne cambia tre in sequenza (Tonali, Diaz, poi Kalulu e nel finale Krunic) mentre Klopp può permettersi il lusso di richiamare sotto la doccia Salah e Manè. Anche qui, in panchina, la differenza è netta. Si vede poco anche Ibra se non in qualche fraseggio corto con i suoi sodali: gli inglesi non gli concedono spazio né soffrono il suo selvaggio carisma.
Maignan poi, dopo l'infortunio, sembra patire qualche incertezza di troppo mai tradita nella parte iniziale della stagione. L'unica golosa occasione capita sui piedi di Kessiè che, solo davanti ad Allisson, la spreca malamente, proprio come nel derby.
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