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Milano a due facce segna tanto, sogna e non sa difendere

Galliani si coccola Inzaghi, vede Honda come Platini e si diverte. Thohir: Champions e progetto in tre anni. Colpi bassi Moratti-club

Milano a due facce segna tanto, sogna e non sa difendere

Inzaghi si prende gli applausi, Mazzarri i fischi. Milano se la spassa così. Il Milan lucida i gioielli e Galliani sviolina su El Shaarawy e Honda («Sono due esterni super»), arrivando a compararlo con Platini, tanto da fargli trovare una bottiglia di Champagne al ristorante. E non perde l'attimo per ripetere quanto è bravo Inzaghi, quanto va d'accordo con Berlusconi e quanto abbia messo del suo. «Con Pippo si respira un'atmosfera diversa, un'aura bellissima, è stato bravo a mettere in campo la squadra in un certo modo e a schierare Honda in un ruolo che lui non ha mai fatto».

L'Inter, invece, asciuga il sudore di timori e tremori eppoi ci pensa Moratti a mettere una buona parola. L'ex presidente non parlava da diverso tempo, ed ha voluto lasciare il segno nell'orma di una tradizione e alla faccia degli applausi ricevuti da Thohir in assemblea. «Mazzarri è una persona seria. Ma il calcio purtroppo è crudele e pragmatico, dipende dai risultati e dai miglioramenti che si possono avere. Se Mazzarri continua a far crescere la squadra, bene. Se questa situazione dovesse decrescere, allora lo vedo nei guai».

Inutile negarsi al retropensiero: lui lo avrebbe già spedito a casa. Detto con tono soft e ironico: «Io sono un pessimo esempio, ho mandato via un allenatore che aveva vinto il campionato due giorni prima».

Le anime di Milan e Inter non si negano mai. Anche in un momento come questo, dove i risultati ammiccano ma preoccupano. L'equilibrio è sempre precario. E se il Milan è tornato a far quadrato, eliminato il fastidioso (per chi?) Seedorf, l'Inter tenta di far società e gruppo in stile anglo-indonesiano: ieri Thohir e Michael Bolingbroke, il Ceo nerazzurro nato in Inghilterra, hanno parlato all'assemblea dei soci di un progetto da sviluppare in 2-3 anni. Thohir ha tirato le conclusioni: «È un momento difficile della stagione, ma sono passate solo 7 giornate e io sono convinto del buon lavoro del management e della squadra. Siamo di fronte a un periodo di transizione: l'anno scorso abbiamo ottenuto buoni risultati e siamo arrivati in Europa. Vediamo se quest'anno possiamo arrivare in Champions. Quindi spendiamo, spenderemo, ma ciò che conta è il risultato nel lungo termine e sono assolutamente convinto che ci sarà». Incoraggiante nella graniticità, diversa da quella di Moratti esposta al vento dell'umore.

Milano che segna tanto, sogna poco (non si va oltre il posto Champions) e difende meno. La difesa non ti manda al potere, qualche volta ti manda a fondo. Il Milan si è salvato a Verona, l'Inter ha mostrato le falle dei soliti noti: Ranocchia, Vidic, Juan Jesus, Dodò e M'Baye hanno qualcosa da farsi perdonare. E se Galliani ha pronta una spiegazione: «Il modulo è condiviso con il presidente. Ho sempre detto che vince lo scudetto chi prende meno gol ma farne tanti è divertente». Tipico rivoltare di frittata.

All'Inter sono meno esperti in materia e quindi vedono i difetti e si appellano al tempo per migliorarsi. Anche in tema finanziario. Ieri Thohir ha raccontato che, entro novembre, dovrà presentare un piano economico all'Uefa ed entro febbraio saprà se dovrà pagare per sprechi passati. E qui Bolingbroke non ha risparmiato il colpo basso a Moratti. «Il passato è andato come è andato, inutile piangere. Ora guardiamo al futuro, faremo dell'Inter una società con i conti a posto». Per ora il piatto piange. Il bilancio parla di un utile di 33 milioni di euro, ma è il risultato di un'operazione straordinaria che non fotografa la realtà dove, invece, la differenza tra costi e ricavi (2012-2013) risulta negativa per poco più di 100 milioni.

Il bilancio consolidato parla di una perdita di 87 milioni E il contratto di Mazzarri, ha aggiunto Piero Ausilio, non prevede alcuna clausola di sganciamento: solo premi a vincere da qui al 2016.

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