Le cinque giornate di Milano. Niente a che vedere con i moti e le lotte di più di centocinquant'anni fa, ma all'ombra della Madonnina si torna a respirare aria di rivoluzione. Sì perché il capoluogo meneghino sarà teatro di quello che si può definire il primo vero passo verso nuovi orizzonti. Insomma, l'alba di una nuova era nel tennis. Ma andiamo con ordine.
Ebbene, nella cinque giorni milanese otto giovani fenomeni del tennis mondiale tra i vari Rublev, Shapovalov, Coric e compagnia ci sarà pure un azzurro, Gianluigi Quinzi - si sfideranno da domani a sabato, nel padiglione 1 della Fiera di Rho allestito a dovere per l'occasione, con un obiettivo ben preciso: accaparrarsi lo scettro delle Next Gen Atp Finals, una manifestazione unica nel suo genere, una sorta di torneo parallelo delle finali di Londra, ma riservato solo agli under 21. E la suggestione è che lo ospiti la città dove Roger Federer vinse il suo primo torneo nel 2001, quando aveva solamente venti anni.
Quindi Milano potrebbe veder nascere un'altra stella in una rassegna unica e con una formula rivoluzionaria perché mai prima d'ora erano state apportate così tante modifiche al regolamento, ed è per questo che andrebbero assimilate una alla volta per non rischiare di perdersi. La novità di certo più eclatante è quella del punteggio: set ai quattro game (in caso di 3-3, si va direttamente al tie-break) e al meglio dei 3 su 5. In più, per aumentare il pathos, c'è il killer point: sul 40-40, infatti, chi si aggiudica il punto successivo si porterà a casa il game. L'intenzione è chiara: rendere il gioco più rapido e spettacolare. Si parlava di rivoluzione, ben venga.
Eppure c'è chi storce il naso di fronte ad alcune di queste novità - il no let per esempio prevede che il servizio sia valido anche quando la pallina tocca il nastro, ma pensate quante polemiche in caso di ace con palla che cade beffardamente nel campo avversario , che dividono gli appassionati: c'è chi accoglie a braccia aperte questo tennis 3.0, mentre c'è chi gli preferisce quello tradizionale. Lo scontro è aperto.
Ma le Next Gen Atp finals non rappresentano un cambiamento radicale solo in termini di punteggio o di orologio, nel senso di durata dei match. Anche gli spettatori, infatti, possono influire sull'andamento dell'incontro: nel senso che il pubblico potrà accomodarsi al proprio posto ogniqualvolta lo desidera. Insomma, scordatevi il silenzio tombale e sacro di Wimbledon a cui siamo abituati. Tutti liberi di muoversi senza dover attendere il cambio campo. Un aspetto che, in un certo qual modo, può condizionare la psicologia di alcuni giocatori: in primis coloro che ad ogni incontro si lasciano trasportare dall'ira e lottano, oltre che contro l'avversario di turno, contro i propri demoni interiori. Ecco, se devono pure abituarsi a concentrarsi in mezzo al baccano... Ma, in ogni caso, visto che i giudici di linea saranno rimpiazzati dall'occhio di falco, possono pur sempre sfogarsi scaraventando le racchette al terreno o prendersela con l'arbitro. Un capriccio, questo sì, che purtroppo resterà immutato nel tempo.
Quello delle Next Gen, invece, è solo un primo test, un modo per sperimentare le nuove regole dell'Atp. Ma è il segno tangibile del tempo che passa e della volontà di cambiamento. Non a caso, lo slogan del torneo è The future is now.
E chissà che Milano non possa rivelarsi il trampolino di lancio del nuovo re, come sedici anni fa è accaduto a quel ragazzino svizzero con la bandana ribelle in testa che avrebbe rivoluzionato il modo di giocare a tennis. Lui lo ha già fatto, ora tocca alle Next Gen provarci. Intanto vale la pena assistere alla rivoluzione, sperando di poter dire un giorno a Milano è nato un altro Federer.
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