Franco OrdineSono i gol made in sud America che hanno risollevato il morale e la classifica di Milano a metà settimana. «Ah sud America sud America, l'uomo venuto da lontano ha la genialità di uno Schiaffino» cantava Paolo Conte nei tempi non più recenti, versi e musica che Maurito e Carlos, Icardi argentino e Bacca colombiano, non hanno forse mai ascoltato. Eppure sono loro, proprio loro, reduci da storie intrecciate (a Milanello doveva arrivare Jackson Martinez) e giorni complicati (la panchina patita nel derby dopo lo schiaffo di Mancini, «quel gol a 50 anni lo facevo anche io»), gli artefici di questo risveglio che ha il valore, tecnico e psicologico, di un rilancio vero e proprio. Perché Maurito, tornato dopo il palo scheggiato nel derby, ha raccolto il golletto dell'1 a 0 sul Chievo, timbrato la solita traversa (e sono tre fin qui), fatto finta di niente dinanzi ai fischi della platea interista e raccontato alla fine che lui «non sente i fischi, e non è un errore il rigore calciato sul palo ma solo sfortuna». Ben detto. D'altro canto col nono sigillo di mercoledì notte, Icardi è arrivato a quota 50 centri in serie A che distribuiti in 109 presenze fanno una media vertiginosa, uno squillo di tromba ogni due partite, da bomber di razza come gli hanno riconosciuto gli addetti ai lavori, compreso Roberto Mancini.L'almanacco è la bibbia per un attaccante e quando recita certe cifre non può essere discussa ma solo consultata. Così come nel caso del colombiano di Milanello giunto al 12esimo sigillo (14 coppa Italia compresa) nella stagione che sembra una modesta performance e invece se arricchita dal numero dei tiri in porta effettuati (23) fa sbocciare il record, più del 50% di realizzazione, trend da perfetto cecchino dell'area di rigore. Più o meno, riferimento storico e non tecnico, come nell'epoca aurea di Van Basten quando Marco rivolto al sodale Ancelotti suggerì: «Carlo, dammi la palla e poi corrimi incontro ad abbracciarmi». Bacca è a quota 94 in Europa, segno che dal Belgio all'Italia, passando per la Spagna, non ha mai fallito una stagione confermandosi nel contesto anche un esperto in puntualità avendo timbrato il cartellino nelle ultime 5 sfide consecutive (precedente da eguagliare quello di Ibrahimovic, con 7).Se lo zero in difesa dell'Inter col Chievo (al netto dei rischi corsi nel finale) non è una novità (semmai una felice abitudine riconquistata), per il Milan si è trattato addirittura di un evento speciale il cui precedente è fissato nelle statistiche di un anno fa giusto (Milan-Cesena 2 a 0 e Chievo-Milan 0 a 0) a testimonianza che qualcosa è cambiato nell'organizzazione complessiva dei rossoneri. E se Mihajlovic, per un giorno, può addirittura incassare il complimento di Pier Silvio Berlusconi («anche a rischio di andare contro mio padre, dico che bisogna dare tempo a Sinisa, mio figlio per la prima volta ha esultato con me nel derby») è il caso di lucidare il suo lavoro testimoniato dal +9 rispetto a Inzaghi e dal fatto che nelle ultime 5 sfide sono stati soltanto 3 i gol subiti (22 nelle precedenti 18 giornate) premio alla stabilità del sistema di gioco e al rendimento medio-alto dei due leader che si sono alternati alla guida del gruppo, Alex e Zapata con una risalita anche nella classifica delle difese più blindate (quinto posto).
Forse per un motivo opposto, per nascondere i guai del Palermo, è spuntato il solito Zamparini e ha fatto ammuina parlando di Vazquez col Milan («lo vendo a 30 milioni ma l'importante è che Galliani non faccia il furbo come per Dybala») ottenendo un grande risalto sui social. Solo che il vice Berlusconi, reduce dai funerali di Ernesto Bronzetti a Terni, non gli ha risposto per le rime condannandolo così alla solitudine. Pari a quella calcistica del suo Palermo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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