Decimo (comandamento): così si vince. E tanto per cambiare un po’ pazzescamente. Lo ha detto l’Inter all’argentina, quella contestata e contestabile, quella dei vecchioni se vogliamo, proprio nel giorno in cui Ranieri aveva provato a dare una riverniciata di gioventù. Ecco, l’allenatore fa caso a parte: si è quasi messo a piangere(con Cambiasso c’è proprio feeling) quando ha visto l’esultanza di Milito, il principe che ha infilato la capocciata da killer dopo aver buttato il rigore che poteva tranquillizzare la squadra. L’Inter è una centrifuga, anche se l’interessato nega. Vince l’Inter con Cambiasso in campo, è forse è un segno del destino. Il Cuchu era appena entrato, quando il testone duro e senza paura di Walter Samuel ha incrociato il pallone che vale una magia personale e la sua storia di predatore: contro il Chievo ha realizzato il maggior numero di gol ufficiali, questo è il quarto, forse uno dei più importanti per la storia di una squadra ai limiti del pensionamento. Tre gol in due minuti, solita storia da pazza Inter (a costo di essere banali), che in trasferta aveva perso cinque volte di fila ed è rimasta a secco per 574 minuti. Ed ora sotto con il Marsiglia, ancora una volta sconfitto. Più di così l’Inter non può chiedere.
Giovanile soprattutto nel piglio, più che Inter giovane. Ranieri ha infilato in squadra soltanto Poli che ha giro di gambe più rapido rispetto ad alcuni senatori. Gli altri (giovani) sono ideali per la panchina. E si è fidato di Zanetti. Ma poi che dire degli altri vecchioni? Tanto possesso, un giocare leggermente più vigoroso rispetto agli ultimi tempi. Inter rivisitata e rivitalizzata da quel finale contro il Catania, ma poi se non sono rape qualcosa fiorisce.
Qui sono fioriti prima gli errori, poi i gol. Si è visto quel calciare un po’ avventuroso di Stankovic, i guizzi e ghiribizzi di Sneijder che spesso sono acqua che corre, ma stavolta hanno trovato il primo responso dalla traversa, colpita dopo 18 minuti. Proprio l’olandesino ha dato il segnale di un sangue più caliente, soprattutto il suo: ci ha provato in tanti modi, ha velocizzato il gioco anche se si può dare di più. La sua traversa è stata la prima risposta alla svirgolata della partita. Ovvero quando l’Inter si è scontrata con il piede raffreddato di Milito. Che dire davanti a tanto sconcertante calcione alla fortuna? Il Principe poi si è riscattato, ma Acerbi (nella ripresa salverà un gol su Maicon) gli aveva procurato un rigore quanto un babbà (vuol spostare Lucio e gli fa sparire la palla). E Milito ha calcicchiato centralmente contro un portiere che quando sente profumo di rigore comincia a volare nelle stelle. E così è stato. Sorrentino ha parato il suo terzo rigore stagionale, il decimo in carriera, curriculum di tutto rispetto e che forse racconta il contemplativo tiro dell’interista.
Poi l’Inter si è lamentata per un altro rigore: braccio pericolosamente largo di Sammarco sul tiro di Sneijder. Ed anche il Chievo ha contestato per il solito scapestrato intervento di Lucio, stavolta ai danni di Pellissier. C’era Moratti in tribuna e forse si sarà fatto venire i brividi. O avrà trovato qualche idea più chiara su colpe e colpevoli. È anche vero che l’Inter ha cercato di sollevare lo spirito del suo presidente tenendo mani e piedi sul gioco, cercando di imporre la sua qualità e impedendo, per tutto il primo tempo, al Chievo di spiegarsi nei contropiedi e costringendolo soprattutto a pensare alla difesa. Ed infatti se i tiri allegroni dell’Inter sono stati in discreto numero, non si sono visti quelli del Chievo. Situazione che ha perso forma definitiva nella ripresa.
L’Inter ci ha provato e riprovato, il Chievo ha tenuto botta, ma poi Samuel e Milito, con la partecipazione straordinaria del cross di Zanetti, hanno fatto saltare il tappo. Il Marsiglia ha perso ancora(1-0 ad Ajaccio), quarta sconfitta consecutiva. Tanti sorrisi, bel compleanno (104°) e piatto pronto per essere servito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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