"Il mio giro dell'Oceano in 80 giorni per dire ai bimbi di proteggere il mare"

Il campione della Vendée Globe, la regata in solitaria più dura del mondo, ha scritto un libro che è un diario di bordo: "Vedo troppi rifiuti tra le onde"

"Il mio giro dell'Oceano in 80 giorni per dire ai bimbi di proteggere il mare"
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Se lo vedi al timone della sua barca ti viene in mente un grande uomo del passato rimasto nel cuore degli italiani: Ambrogio Fogar, navigatore, esploratore, scrittore e divulgatore televisivo. Giancarlo Pedote, 49 anni, fiorentino, è un velista oceanico pluridecorato che con Fogar ha in comune l'amore per l'avventura e il piacere di condividerlo; in bacheca tante imprese sportive vittoriose e un piazzamento d'onore alla Vendée Globe, il più duro e affascinante giro del mondo solitario senza scalo, 80 giorni di navigazione unlimited che Giancarlo ha deciso di trasformare in un diario di bordo per bambini, Proteggiamo l'Oceano (ElectaKids).

Un campione delle regate col desiderio di appassionare alla nautica i più piccoli...

«Coinvolgendoli anche ai temi della tutela ambientale».

Su questo fronte il mare è messo decisamente male...

«Isole di rifiuti galleggianti si trovano perfino negli oceani».

Nel Pacifico c'è la Great Garbage Patch una chiazza di spazzatura estesa quanto un continente.

«Durante le mie regate sono testimone diretto dell'emergenza inquinamento. Per questo la Vendée Globe ha messo a punto un decalogo di comportamenti ecosostenibili».

Lei è laureato in filosofia, ma la vela è considerato uno sport «scientifico». Da soli in mare serve più una mente matematica o riflessiva?

«Entrambe. La riuscita di un'impresa è il frutto di un mix perfetto fra le due componenti. E la solitudine è per me la migliore compagna di viaggio...».

Navigare sapendo che nessuno potrà aiutarti. Come si vince la paura?

«Preparandosi al meglio fin nei minimi dettagli».

La vela, sport per ricchi?

«Dipende. Frequentare una scuola di vela ha i suoi costi. Però si possono ottenere ottimi risultati anche senza spendere soldi, a patto di accettare una dura gavetta...».

Lei che strada ha seguito?

«Io una scuola di vela non me la sono mai potuta permettere. Da giovane mi imbarcavo accettando mansioni umili. Ma è proprio così che è esploso il mio amore per l'oceano».

In una realtà di navigatori virtuali, lei ha scelto di navigare davvero...

«I giovani stiano attenti a confondere la realtà dei social con la vita vera. Salpare su una barca regala sensazioni che l'iPhone non può dare».

Lei ha due figli piccoli, leggeranno il suo libro?

«L'ho scritto anche per loro».

Cosa le dicono quando parte per una traversata?

«È come avere un papà che va in ufficio, con la sola differenza che il mio ufficio è il mare e c'è una barca a vela al posto della scrivania...».

Un saluto marinaresco

«Buon vento a tutti!».

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