Il sogno e la realtà. Boscia Tanjevic, allenatore dell'anima, l'uomo del giorno in una Turchia agitata per il referendum, ha sempre pensato ad una sfida come quella contro i talenti della Nba che ieri hanno vinto il mondiale di basket cosa che non riuscivano a fare dal 1994: tenergli testa fisicamente, farli comunque soffrire, 32-42 dopo 20' contro gli Stati Uniti di super Duran (20 nei primi 2 tempi, 28 in tutto) che alla fine chiudono 81-64, il divario giusto.
Ci ha pensato dal primo giorno in cui ha smesso di giocare a Belgrado dove il suo idolo era il rosso Korac e si è messo a fare l'allenatore diventando il più giovane vincitore della coppa Campioni con la Bosna di Sarajevo nella finale contro la Varese del Dino Meneghin che ieri ha abbracciato prima della partita di finale mentre il presidente del basket italiano entrava nell'arca della gloria Fiba insieme a Divac, Kicanovic e quell'Oscar Bezzerra Schmidt che era stato, prima del Dinone rimesso in campo a Trieste, il suo capo giocatore nella meraviglia di Caserta. Tutti uomini che hanno imparato a conoscere questo gigante che sussurra ai cavalli, alle giraffe, alle civette e, naturalmente, anche ai campioni veri del basket.
Quando il chirurgo di Istanbul lo ha fatto sdraiare sul lettino per l'operazione che doveva togliergli un tumore al colon, Boscia si è fatto promettere che sarebbe stato in piedi per il mondiale di basket, accettando tutte le sedute di chemio necessarie. Doveva esserci lui che ha vinto titoli nazionali ovunque è andato ad allenare, dall'Italia, l'ultimo scudetto di Milano è suo, alla Francia, alla Turchia, alla Serbia, al Montenegro dove è nato, era l'unica cosa a cui teneva perché quella squadra turca che ieri ha giocato la finale contro gli Stati Uniti l'aveva preparata e sognata per cinque anni dopo essere stato liquidato in malo modo dall'Italia a cui ha dato l'oro europeo di Parigi.
Nella sua mente, da sempre, non si potevano costruire squadre che un giorno non fossero in grado di stare almeno in campo contro gli assi della Nba tipo quel Kevin Durant vera meraviglia del mondiale turco a soli 22 anni. E' riuscito, nell'anno più difficile dei suoi 63 anni di vita, ad arrivare dove voleva, felice di poter affrontare la sfida impossibile.
E' sempre stato un sognatore che odiava la banalità, il conformismo, orgoglioso di essere considerato uno "straccione" colto, con delle idee dove la ragione non prevaleva mai sul cuore, coraggioso nella malattia come tutte le volte che ha lanciato un giovane nel grande sport: il sedicenne Gentile come regista nella sua Caserta, il diciassettenne Bodiroga come straniero a Trieste, il ragazzo Fucka che nel 1999 fu eletto miglior giocatore dell'Europeo vinto dall' Italia.
La stessa cosa ha fatto in Turchia con il Fenerbahce che intanto conquistava titoli nazionali e il naturalizzato Iliashova, che ora gioca a Milwaukee, è uno di questi, ma non l'unico anche se nella sfida decisiva contro la Serbia in semifinale sono stati i veterani come Tunceri a dargli la vittoria che sembrava impossibile. Serbia sfinita e delusa sconfitta ieri (99-88) nella gara per il bronzo dalla giovane ed eletrizzante Lituania che si prepara al prossimo europeo in casa con ragazzi straordinari.
Ieri Boscia ha chiuso, probabilmente, con la sua attività di allenatore.
Classifica finale del mondiale: 1. Usa, 2. Turchia, 3. Lituania, 4. Serbia, 5. Argentina, 6. Spagna, 7. Russia, 8. Slovenia.
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