Sergio Arcobelli
Un Lampo sceso dal cielo che è atterrato a Sherwood Content, Giamaica, per sconvolgere il mondo. Non servono chissà quali luci o riflettori ad illuminare la scena. È sufficiente un uomo, Usain Bolt e una gara, i 100 metri. Tanto basta per scaldare gli animi e far aumentare il numero di battiti del cuore. Sì è vero, è un senso di appagamento che dura quasi dieci secondi, ma ha la forza di unire e tenere col fiato sospeso milioni di persone. Grazie alla sua aura Usain Bolt è stato in grado di mettersi sulle spalle una specialità, l'atletica, trasformandola e trascinandola per quasi dieci anni. Come? Sprintando e sorridendo, con un'innata e coinvolgente spontaneità.
Poi, quasi un anno fa, l'annuncio choc: «Ho 30 anni e sento la voglia di fare altro nella vita». A Bolt from the blue. Tradotto: un fulmine a ciel sereno. Ora a Londra non gli restano che due gare, i 100 e la 4x100, per sparare le ultime cartucce che gli sono rimaste in corpo prima di dire basta.
E ieri sera, nelle batterie dei 100, ha dato ancora spettacolo prima del via e poi ha corso in 1007 ma senza dannarsi l'anima, nella giornata che verrà ricordata soprattutto per il trionfo di Mo Farah, che ha conquistato in 27:49.53 l'oro nei 10.000 metri davanti al proprio pubblico (sesta gemma iridata in carriera, oltre a quattro ori olimpici) e sabato prossimo tenterà la doppietta con i 5.000. Oggi però si fa sul serio, con Usain Bolt che, nella stessa arena dei Giochi di cinque anni fa, il Queen Elizabeth Olympic Park, andrà a caccia del dodicesimo sigillo iridato e quarto nei 100 (in tv su Rai 2 alle ore 20.05 c'è la semifinale, la finale è alle 22.45).
Ma il giamaicano è davvero il più vincente? Se Michael Phelps è senz'ombra di dubbio il nuotatore più titolato di tutti i tempi, Bolt lo è solo in parte nell'atletica. Nel senso che, a livello olimpico, pesa quell'oro vinto nella 4x100 a Pechino poi tolto per la positività del connazionale Nesta Carter. Nel computo delle medaglie mondiali, Bolt invece può vantare 11 titoli come nessun altro.
Eppure due leggende come Carl Lewis e Paavo Nurmi, con nove ori olimpici a testa, lo guardano dall'alto al basso. Ma Bolt, che ne ha 8 e ha le spalle larghe, anzi larghissime, se ne frega. Lui corre e poi lascerà. «Cos'altro potrei fare per dimostrare al mondo di essere il più grande?». L'ultimo lampo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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