Moratti: «Ricordiamoci la macchia del passato Ma non è la stessa Juve»

Quando Moratti dice Juve ha un pizzico di orticaria. La tratta con le pinze, usa due dita con fare schizzinoso giusto per spostare altrove il problema. Dunque ieri sera, davanti all'assemblea degli azionisti che avevano voglia di un po' di sangue e arena, ha trattenuto ogni istinto ed ha allungato un ramoscello. «No, questa storia di Catania non è colpa della Juve. Ognuno si prenda le sue responsabilità. A me importa solo che le cose siano fatte per errore, non per altro».
Armistizio. Almeno per questa settimana. Sabato si giocherà Juve-Inter. «E io non vorrei acuire la non grande simpatia che esiste fra tifosi. Non vorrei che la situazione diventasse pericolosa». Il presidente dell'Inter spesso usa l'eufemismo («la non grande simpatia»), il guanto di velluto per dire qualcosa di forte. Ma stavolta è andato deciso sull'obbiettivo: «La colpa è degli arbitri. Mi ha fatto impressione vedere la partita, una situazione assurda. Gli errori hanno avuto grandi sottolineature ma io spero che sabato la gara sarà diretta con equilibrio da tutti: arbitri e guardalinee».
E per spiegare meglio Moratti è stato raffinato nel dare qualche indicazione sulla gestione dei sei arbitri e quindi di dodici occhi. «Si sono consultati per 40 secondi. Bene, per esperienza so che in quattro non si riesce a prendere una decisione in 40 secondi. Troppo poco. E allora, senza perdere tempo, in campo decida uno solo, si prenda la responsabilità».
Perfetto, ma siccome la lingua batte....Moratti poi è tornato al tormentone personale, che diventa pungiglione quando lo infila nelle carni juventine. E allora l'armistizio diventa guerriglia, punzecchiatura che alla Juve ovviamente non hanno gradito. Hanno letto tutto, ma l'occhio è caduto sulla vecchia, mai sopita, storia. Moratti non è stato soft. Ma certamente cronistico: «Fino al 2006 abbiamo avuto una terrificante esperienza, con risvolti processuali, rimasta dentro tutti. Qualcuno lo dimentica ma è bene ricordarselo, è stata una macchia spaventosa e sono convinto che la nuova Juve non sia organizzata in tal senso». La nuova Juve non è la Juve di Moggi, sintesi giornalistica. Poi il distinguo tra un “sono convinto“ detto prima e un “penso“ detto dopo, è una pagliuzza. Conta il risultato: «L'errore della partita è stato speciale, ma credo che nessuno sia disposto a tornare a quel clima». E Braschi, il designatore arbitrale, ha preso atto e distribuito a ciascuno la sua colpa: «L'errore si poteva evitare, Maggiani (il guardalinee, ndr) non ha letto bene l'azione, ma il più dispiaciuto è proprio lui. La panchina della Juventus ha protestato, ma non è stata lei a far annullare il gol». Ammissione che non metterà fine alle guerre del pallone, ma cerca di distendere i nervi. Juve-Inter non può deflagrare, le società sono impegnate ad evitare guai. Moratti ci ha provato: «Dobbiamo cercare di rimanere sulla linea della buona volontà nei confronti altrui. Orgogliosi di noi stessi, pronti a farci rispettare perchè noi rispettiamo gli altri». Chi volesse intendere...
Il presidente ha fatto un'alzata di spalle davanti alle proposte di Pulvirenti («ripetere la partita»), ma ha proposto un manifesto di intenti: «Spero si arrivi alla partita di Torino con l'animo di due squadre dove una ha già dimostrato ampiamente di essere forte e ha lo scudetto sul petto e un'altra sta cercando di venire fuori e di dimostrare di essere forte. Spero sia una bella sfida di carattere sportivo».
Ai suoi azionisti, il patron nerazzurro ha aggiunto di essere molto soddisfatto per la stagione ed anche per aver scoperto un allenatore che gli piace. «Un ragazzo di talento». Ha raccontato lo spogliatoio: «C'è un clima fra i migliori che io abbia vissuto in questi anni all'Inter». I rinforzi (soci) cinesi tarderanno ad arrivare: «Problemi burocratici». Il passivo nerazzurro di bilancio quest'anno ha toccato 77 milioni di euro, servirà un aumento di capitale di 35 milioni, anche se il monte ingaggi è diminuito. «Ma non abbastanza».

E le spese pesano: quest'anno l'Inter ha sborsato 94 milioni per i giocatori e ne ha incassati 74, con uno sbilancio di 20 milioni. Il fair play resta una favola per chi vuol vincere e non finire nelle retrovie. Il Milan insegna.

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