Ricardo Kakà e il papà Bosco Leite nell'ufficio di Josè Mourinho nel ventre del Bernabeu. Incontro di circa quarantacinque minuti, in sostanza il principale ha invitato Ricardino a lasciare il club: «Trovati una squadra».
Se non fosse stato per questo incontro, programmato e necessario, in Spagna di Kakà non se ne parlerebbe proprio, non per snobismo ma perché non ci sono acquirenti per il brasiliano che ha un ingaggio pari a 11 milioni netti a stagione fino a giugno 2015. Mourinho era particolarmente contrariato dal rifiuto dell'offerta del Corinthians da parte di Bosco Leite, notoriamente a disagio davanti a qualunque richiesta di riduzione dell'ingaggio del figlio. E il Corinthians non poteva pareggiare l'ingaggio del Madrid. Ma Mourinho non si può più permettere Kakà, il Madrid non si può più permettere Kakà, la Spagna non si può più permettere Kakà. Bankia, la ex Caja Madrid che prestò i soldi a Florentino Perez per acquistare Kakà e Cristiano Ronaldo, è saltata, l'Unione europea è dovuta intervenire con un primo gettito di 30 miliardi per salvare il salvabile in attesa che il 12 settembre la Corte costituzionale tedesca decida per il fondo a sostegno dell'economia spagnola. Ma se sui soldi che arriveranno, il Madrid tenterà di mettere le mani per pagare il brasiliano potrebbe succedere di tutto. Il Madrid ha un debito di oltre 650 milioni e attualmente Florentino Perez il tre di ogni mese paga come un santo a tre diverse banche circa 25,5 milioni di rateo per il finanziamento ottenuto nel 2009 quando decise di gettarsi nelle spese per fare grande il Madrid. Adesso non fa mercato e ha difficoltà a pagare le rate. Paradossalmente se la cancelliera Merkel deciderà di intervenire, la Bce diventerebbe proprietaria del cartellino di Ricardino con scenari tutti da valutare.
Bosco Leite sa che il figlio vorrebbe una squadra per giocare e non perdere posizioni nella Seleçao in prospettiva mondiale. Sta battendo tutte le piste praticabili ma non vuole sentir parlare di riduzione di ingaggio. Una possibile soluzione poteva essere il prestito con diritto di riscatto e si è parlato di Milan. Ma Bosco Leite teme che il Milan decida di non riscattare il figlio che tornando a Madrid perderebbe le agevolazioni fiscali di cui gode attualmente.
Florentino non si sente tranquillo, Kakà neppure, si cerca una soluzione, non è praticabile neppure il ricorso all'ingaggio spalmato in più anni, Kakà ne ha già trenta e se Mourinho intende scaricarlo significa che anche sotto il profilo tecnico non ci sono troppe garanzie.
Un suo ritorno al Milan è suggestivo e anche un po' patetico, ma per fortuna è una possibilità talmente remota che il Milan non corre, sempre che Kakà, per amore della maglia, decida di ridursi lo stipendio del 75 per cento, magari con una buona uscita di Florentino Perez. Ma c'è di mezzo anche Josè Mourinho che ha pochi soldi in mano per fare il mercato e dall'uscita di Kakà vuole monetizzare. Di Douglas Maicon non se ne parla proprio, così come di Lukas Modric, il centrocampista del Tottenham dato sicuro al Madrid.
Tutto ruota attorno agli ingaggi, se lo United promette 13 milioni a stagione a Robin Van Persie, l'olandese finisce fuori range per il nostro mercato, la scampanellata di Mino Raiola nei confronti di Aurelio De Laurentiis è una richiesta evidente di aumento per Marek Hamsik condito dalla minaccia di una potenziale rottura. Vecchia tattica di Raiola.
Diverso il caso Mattia Destro, non possono essere 100mila euro a impedirgli la firma con la Roma. Se non arriva l'accordo fra club e giocatore lo scenario cambia, c'è la Juventus ma anche l'Inter non ha mai smesso di seguire la trattativa e ora si fa avanti concreta.
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