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Né Immobile, né Belotti. Italia, serve una terza via

Le due punte non sono ideali per il gioco di Mancini. Manca l'alternativa. L'idea: Zaniolo falso nove

Né Immobile, né Belotti. Italia, serve una terza via

Pretendere dalla Nazionale di Mancini qualcosa di più nel risultato e una migliore prova con la Bosnia, è forse una pretesa eccessiva. Legittimata soltanto dalla precedente striscia di 11 successi consecutivi e dalla voglia di inaugurare la Nations league con un successo per riannodare il filo azzurro al 9 a 1 all'Armenia del novembre 2019.

Al netto del pasticciaccio brutto della distinta sbagliata (tra Chiellini e Acerbi), le scelte del Ct hanno rispettato più che una logica calcistica, le condizioni precarie attraverso le quali si è giunti all'appuntamento di Firenze. E il divario sarà ancora più evidente durante il viaggio in Olanda nonostante il piano di Mancini pronto a rimpiazzare gli 11 di venerdì sera con altrettanti azzurri rimasti a Coverciano. Non è di questo allora che possiamo e dobbiamo occuparci per non attribuire alla condizione generale da primo giorno di scuola il valore assoluto. Il futuro dell'Italia è più o meno scolpito dalla graduatoria che Mancini ha in testa, certificata dalle precedenti sfide azzurre.

C'è un solo quesito da sciogliere e riguarda il ruolo del centravanti. Qui è doveroso parlarsi con estrema franchezza senza immaginare che ci possano essere, da qui alla prossima estate quando scatterà l'europeo, nuove candidature da valutare. Il calcio italiano, in questo ruolo specifico, è rimasto fermo a qualche anno fa. Persa la scommessa Balotelli, tentata per disperazione dallo stesso Mancini, si è dovuto rivolgere all'espressione più convincente del campionato: Belotti e Immobile, in rigoroso ordine alfabetico e di resa finora. Il primo ha una cifra tecnica limitata, col 4-3-3 non riesce a riempire da solo l'area di rigore, può esaltarsi in acrobazia. Fino a ieri l'altro non ha mai convinto del tutto. Il laziale, capo-cannoniere del torneo appena concluso, ha caratteristiche che non si possono violentare. Simone Inzaghi lo utilizza lanciandolo come pietra da una fionda: parte spesso nelle praterie esaltando velocità e tiro preciso col quale è in grado di provocare gravi danni alle difese altrui.

Nel caso lo scenario azzurro non dovesse suggerire nessuna soluzione dell'ultima ora (accadde con Schillaci nel mondiale del '90 e ancor prima con Paolo Rossi nel mondiale di Argentina '78 partito con Graziani e Maldera titolari poi rimpiazzati da Cabrini e Pablito alla prima contro la Francia), Mancini dovrebbe inventarsi qualcosa di inedito. E magari sottoporre nei mesi prossimi un esperimento folle tipo Zaniolo falso nueve prima di arrendersi alla mediocrità. Il precedente finito sotto i nostri occhi nacque proprio così (Napoli, Mertens), per necessità estrema e fu premiato in modo esaltante. E non si dica che la Nazionale non ha a disposizione i centrocampisti capaci di buttarsi dentro per concludere.

Sensi e Barella rispondono esattamente a queste caratteristiche.

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