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Né mito, né eroi. Ecco la Ferrari aziendale di John Elkann

La Ferrari ha vinto il mondiale delle presentazioni. Macchina vera, non i rendering taroccati delle altre, operazione coraggiosa, guardatela pure, non temiamo i copioni

Né mito, né eroi. Ecco la Ferrari aziendale di John Elkann

La Ferrari ha vinto il mondiale delle presentazioni. Macchina vera, non i rendering taroccati delle altre, operazione coraggiosa, guardatela pure, non temiamo i copioni... Macchina vera su pista vera, rumore vero con odore di gomme, lubrificanti, kilowatt, tre palchi sparsi per la pista di Fiorano, tre show, e 500 tifosi in tribuna. Non è stato il classico lancio dell'auto ma un'auto lanciata subito in pista per la gioia di tutti tranne l'unico assente: il presidente John Elkann impegnato in altre cose a New York. Ovunque sarebbe stato un problema spiegare come mai sul palco manchi il padrone di casa; a Maranello lo è stato molto meno. Il presidente non c'è. Punto. In fondo la squadra ci è abituata. Anche se questa è la prima Ferrari, intesa come monoposto e uomini al comando, tutta veramente sua. E forse l'assenza si spiega anche così: taglio col passato. Nessun one man show, nessun presidentissimo a distogliere l'attenzione, nessun Montezemolo, nessun Todt, Domenicali, Arrivabene, Binotto, ma solo uomini d'azienda, dipendenti, non importa se top manager o quadri o operai. Perché l'azienda viene prima di tutto, anche del mito. L'Ad Benedetto Vigna due parole in croce a favore di sponsor e clienti Ferrari, i media per favore no; il neo assunto Fred Vasseur spogliato dell'abito carismatico e tuttologo che fu dei predecessori e ora semplicemente team principal, dipendente Ferrari, così che pensi solo alla scuderia, non ad altro. In disparte anche il figlio del fondatore, Piero Ferrari, ma questo non è il nuovo corso, è il suo stile, gentiluomo che da sempre preferisce stare un passo a lato mentre sul telefonino ci mostra il verde nobile e leggero della sua nuova Ferrari, «l'ho voluta cosi perché mi ricordava quella di papà...». Solo i piloti si sono scostati dal cerimoniale aziendale senza teste motoristicamente coronate, spiccando un po' di più: merito del ruolo, merito dei tifosi in pista. Ma anche Leclerc e Sainz sono parsi semplici dipendenti in tuta rossa.

La Rossa aziendale si è presentata così: senza mito, divi né eroi, tecnicamente molto simile a quella del 2022, corretti solo gli errori. Da chi? Da Binotto. L'ex dipendente Binotto.

Ricordiamocelo dovesse vincere.

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