È un Napoli ingolfato dai tormenti di Conte: i problemi sono troppi

L'euro umiliazione e il tecnico che non sa come risolvere il dilemma De Bruyne

È un Napoli ingolfato dai tormenti di Conte: i problemi sono troppi
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Il giorno dopo musi lunghi e bocche cucite. Appena rientrata a Capodichino, la squadra s'è diretta a Castel Volturno per l'allenamento, non esiste altro modo di metabolizzare la batosta di Eindhoven se non attraverso il lavoro. Restano però la delusione e quel labirinto di dubbi e accuse nemmeno tante velate che rischiano di avvelenare l'ambiente, che non ha tanto tempo a disposizione per pianificare il contrattacco: l'amo è stato lanciato, bisogna attendere e vedere chi abboccherà per primo.

I problemi ci sono, e più di uno: la questione del mercato la porta avanti Conte da qualche settimana. È stato lui in estate a chiedere una rosa ampia per competere su più fronti, adesso scopre che nove acquisti sono troppi perché assemblarli richiede tempo e pazienza, oltre che lasciare per strada punti preziosi. I nuovi non si sono integrati con i big storici, essenzialmente per motivi tattici che comunque creano malcontento. Lang lo ha confidato ai media olandesi: "Ho parlato una sola volta con Conte, è lui che decide se e quando farmi giocare. Ho firmato un contratto e devo rispettarlo". Il nodo grosso, o l'equivoco se preferite, si chiama De Bruyne: ha brillato solo nella sfida con lo Sporting Lisbona, poi s'è visto poco, quasi niente. Doveva fare la differenza, per lui Conte ha cambiato schema passando ai quattro centrocampisti, la perplessità sotto gli occhi di tutti è che l'ex City non sia sorretto da una perfetta condizione atletica ma soprattutto giostri in una posizione troppo vicina a McTominay: se brilla l'uno, l'altro viene oscurato. Peggio ancora: la squadra dimostra di non aver metabolizzato tale cambiamento, è come se inconsciamente rigettasse il nuovo modulo: manca equilibrio, una questione tattica non di rapporti all'interno dello spogliatoio.

Che comunque non sono quelli di un anno fa. Le parole del capitano Di Lorenzo, a leggerle attentamente, sono state terribili: "Quest'anno siamo fragili, serve un bagno d'umiltà". Gli ha fatto eco l'allenatore: "Adesso silenzio e lavoro, tutti devono cambiare registro, vecchi e nuovi, io per primo".

Inutile soffermarsi su questo o su quel destinatario, che si tratti di pancia piena o di presunzione non fa tanta differenza: se non farà nuovamente capolino il senso del sacrificio, dentro e fuori il campo, che cinque mesi fa portò in dono lo scudetto, il Napoli continuerà ad avvitarsi su se stesso. Urge una risposta immediata dai tricolori, e tra due giorni c'è l'Inter.

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