
Decidetevi. "È difficile affrontare Alcaraz sull'erba" aveva detto Sinner. "Sull'erba Sinner ha qualcosa più di Alcaraz" diceva un commentatore di Eurosport. "È innegabile che Alcaraz si adatti meglio all'erba" scriveva un sito di tennis. Poi il pronostico di un noto cronista: "Sull'erba i colpi piatti filano e tolgono tempo ad Alcaraz Sinner non ha questo problema perché ha una velocità di braccio impressionante". Decidetevi. Un annetto fa due vincitori di Wimbledon come John McEnroe e Chris Evert avevano concordato: "I campi in erba sono sempre più simili a quelli in cemento, sono più duri sono cambiati i movimenti, i rimbalzi, la predisposizione mentale". Sarà, ma ci sono specialisti del cemento che sull'erba annaspano: il norvegese Casper Ruud e il greco Stefanos Tsitsipas (ex numero 2 e 3) non hanno mai ottenuto risultati decenti e il greco ha detto persino che "l'erba è per giocatori di golf". Sarà anche questo, ma il primo tennis si giocava così e cinquant'anni fa era la superficie di tre slam su quattro.
Oggi invece i tornei su erba sono pochi: si scivola, il rimbalzo è meno prevedibile, l'usura causata dalle scarpe ci mette del suo. Senza contare la temperatura: nel Regno Unito non è mai stata così alta, e questo significa rimbalzo più duro e più alto. La terra rossa è più lenta e il cemento è più veloce, si dice: ma l'erba? Dipende e dipende. La pallina schizza peggio che sul cemento, ma dipende dalle volte, e il rimbalzo è più basso e inaffidabile perché l'erba è imperfetta, ma dipende dalle volte. Sta di fatto che nel 2001 hanno deciso di cambiare: c'era il rischio che Wimbledon diventasse da specialisti e che tanti dei tennisti più forti rischiassero una figura da sprovveduti: tra l'altro il tennis si stava facendo sempre più potente e le racchette tiravano staffilate sino a 250 all'ora. Fu allora che la Federazione inglese cambiò l'erba dei campi: prima era al 70 per cento segale e al 30 per cento festuca, ora è loglio perenne al cento per cento, che è più resistente. È cambiato tutto? Chi lo sa. Ciascuno spara la sua, come visto. Gli inglesi, con la loro fissa delle tradizioni, coltivano i campi di Wimbledon con 10 tonnellate di semi annui (da settembre a giugno, quando comincia il torneo) e il Campo centrale viene usato una sola volta all'anno per due settimane. Il costo, comprendendo lo stadio tutt'intorno, uno dei due con tetto richiudibile, è semplicemente spaventoso.
Un biglietto per la finale costava sino a 20mila euro, ma in compenso la quota woke era correttamente rispettata: la giudice era incredibilmente sovrappeso e la monetina, quella che doveva sancire chi doveva battere per primo, è rimbalzata su un'erba alta rigorosamente 8 millimetri ed è stata lanciata da un povero ragazzo in stampelle malato di tumore.Grandi applausi, però.