Se dovessimo metterla sulla politica partiremmo battuti. Non ci sarebbe partita. Per fortuna Antonio Conte non è Matteo Renzi e i suoi uomini azzurri non sono né ministri, né sottosegretari, né portaborse. È una squadra di calcio, quest'Italia, è un gruppo, come si dice, affiatato, tutti per uno e uno per tutti. Affrontare la Germania è già una impresa ardua, affrontarla come campione del mondo, lei, reduce dal carnevale di Rio con i brasiliani smarriti, ancora di più. Correre con le bombole di ossigeno in spalla, con una serie di Enrico Toti in panchina e gli assenti già risaputi, diventa un altro film, Salviamo il soldato Conte. Si va alla guerra non ad armi pari ma con lo spirito migliore per noi italiani: quando siamo favoriti tendiamo ad assumere l'aria degli sbruffoni; quando ci danno per moribondi, spaghettari e un po' codardi, allora tiriamo fuori le cose migliori, la voglia di smentire banalità e luoghi comuni (che noi stessi, purtroppo, alimentiamo). Partita doppia, allora, sapendo che, dopo il Belgio e la Spagna, far fuori la Germania sarebbe non Bordeaux ma Lourdes. Si sfoglia l'album azzurro, Madrid '82 e poi Dortmund 2006. Molte, troppe cose sono cambiate da allora. La nostra nazionale non ha più stelle, nemmeno bambocci capricciosi, ha uomini normali e orgogliosi, su questo punta il suo allenatore che non spaccia football e sa che, in caso di sconfitta, troverà i franchi tiratori, oggi cortigiani, pronti a sparargli addosso.
La Germania sa di essere la più bella del reame, vuole la doppietta, mondiale ed europeo e desidera sfatare la storia che la vede sottomessa ai modesti italiani. In molti hanno dimenticato di segnalare la corruzione sovrana dei vertici del calcio tedesco: ci sono dentro tutti, dall'ex presidente Niersbach a Franz Beckenbauer ma la vicenda non fa tendenza. Proseguo: il loro allenatore, Joaquin Loew, sembra un batterista beat dei favolosi anni Settanta. A differenza di Grenouille, il personaggio del romanzo tedesco Das Parfum, dotato di olfatto sovrumano ma privo totalmente del proprio odore, Loew continua ad usmarsi dovunque e comunque. Provoco, d'accordo, ma soltanto perché sono loro a deriderci, da sempre. Meglio così, non sanno che questo serve ad eccitarci.
Facciano pure i tedeschi, noi sappiamo come si fa ad essere italiani, almeno nel gioco del football. E se usciremo sconfitti non sarà né una vergogna, né una resa. Il conto, non quello di frau Merkel, è ancora in nostro vantaggio.
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