Roma Sogno e realtà. Un tempo per ogni cosa, un tempo per ogni squadra. Lazio e Atalanta regalano una partita emozionantissima, dominando per un tempo a testa. Quello nel quale giustificano le ambizioni di Champions League, ma le due squadre evidenziano anche i limiti devono far tenere i piedi ben saldi in terra.
Nel primo tempo la Lazio non riesce a respirare, non riesce a stare al passo dell'Atalanta che gioca a ritmi elevatissimi. I nerazzurri dominano quando hanno il pallone sia quando il possesso è degli avversari. E così, dopo poco più di 20 minuti nei quali la squadra di Inzaghi è in apnea, Muriel sembra indirizzare la partita con una doppietta: bravo Gosens a liberarlo in occasione del primo gol al 23', distratto Strakosha sulla punizione del raddoppio al 28'. Inzaghi, durante la settimana, aveva detto alla sua squadra che perdere sarebbe stato un disastro, ma si stava mettendo perfino peggio di quanto potesse sospettare: al 37' l'Atalanta va sul 3-0 con Gomez, che si infila in uno dei tanti buchi della difesa laziale e batte ancora Strakosha. La Curva Nord protesta, torna a intonare cori di contestazione rivolti a Lotito (non si sentivano da un po'...) e se la prende anche con la squadra: i giocatori vengono definiti mercenari prima e travolti di fischi già all'intervallo.
Poi però, a metà secondo tempo, l'Atalanta stacca la spina: Immobile prende per mano la Lazio e avvia un'insperata rimonta. Prima conquista e realizza il rigore dell'1-3, poi serve a Correa la palla del 2-3 e, in pieno recupero, conquista e trasforma un secondo penalty per il 3-3 (ingenuo De Roon). L'Atalanta, come spesso le accade, è rimasta troppo in balia degli eventi, senza riuscire a reagire al ritorno della Lazio. Gasperini, a fine partita, si è detto sconcertato per il primo dei due rigori assegnati alla Lazio: «Gli episodi contano, come contavano nella finale di Coppa Italia. Immobile passeggia e poi fa un bel tuffo. Non scherziamo...». Lo scorso 15 maggio l'Atalanta aveva richiesto un rigore e l'espulsione di Bastos per un tocco di mano proprio in quell'area. Altro episodio, altro motivo di amarezza.
Inzaghi ribatte al collega: «I rigori erano netti, non accetto le sue critiche». I bergamaschi devono però riuscire a tenere alti ritmi e concentrazione fino alla fine per evitare di buttare punti per strada. In modo che si possano concretizzare le ambizioni. E realizzare i sogni.
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