Il demone di Alex, il marciatore Schwarzer che alla ricerca della felicità fasulla si è guadagnato la sventura. Questo rogo, questa condanna sul reo confesso ci fa stare male come tante altre volte quando abbiamo creduto a gente che sul campo era bella da vedere, ma sapeva di aver venduto l'anima per non rassegnarsi alla piccola celebrità e per questo preferivano la grande bugia.
La notte insonne di Seul per Ben Johnson, il povero emigrato dal caldo al gelo del Canada che doveva accoppare piccioni al parco per mangiare e arrivare a sfidare Carl Lewis; le notti terribili aspettando di vedere cosa sarebbe accaduto al pirata Pantani che ci aveva portato con lui su ogni montagna; i giorni dell'infelicità aspettando che fossero le provette e non i cronometri, i risultati del campo, a decidere classifiche. Ci siamo persi persino per il furore di Tyson quando la sua rabbia era diventata incontrollata.
Questa volta il peccatore ha ammesso tutto prima. Lo hanno scoperto mentre parlava col dottor Mabuse, perché c'è un dottore, e come sempre ci deve essere qualcuno dietro a questa storia di un campione olimpico rimasto con una corona di spine.
Chi è pietoso con i crudeli non lo è mai con chi sembrava avere avuto tutto e si è giocato ogni credibilità perché alla vigilia della sua marcia olimpica si era reso conto di essere prigioniero della debolezza di poter apparire debole. Certo un secondo oro lo avrebbe fatto entrare nella storia, ma per i marciatori, i santi fachiri puzzapiedi, tutto finisce dopo il traguardo. Qualche spicciolo, non sempre un vitalizio, chilometri per non essere quasi più niente due settimane dopo come dicevano Pamich, Dordoni, lo stesso Maurizio Damilano che non avevano certo tribune piene per le loro fatiche. Nell'atletica pagano bene i protagonisti dello spettacolo, non certo i marciatori. E allora Alex cosa serviva quel trucco?
Ecco la domanda drammatica che dovremmo farci tutti adesso pensando proprio alla fine di Pantani. Espulsione dal corpo dei Carabinieri, l'isola del diavolo per tenerlo lontano da tutti, ma se il mondo dello sport è quello che abbiamo imparato ad amare, allora non può essere soltanto il padre di Alex a "condannarsi" per non essersi accorto della malattia che stava divorando quel ragazzo che marciava e volava, che ha stregato Carolina Kostner con la sua ironia, con quella forza di carattere che lo rendeva davvero speciale.
Cerchiamo di non essere tutti indignati come capita ai grandi bugiardi. Altri hanno sbagliato, pagato, ma poi li abbiamo riammessi nel gioco, si è visto all'Olimpiade, lo sa Contador che è tornato a correre in bicicletta, è capitato anche a chi vendeva l'anima e i compagni. Severità, ma anche lo sforzo per capire, recuperare, salvare. Schwarzer non tornerà più in gara, era già mentalmente sfinito dopo Pechino, ma adesso non lasciamolo andare alla deriva. La condanna sarà pesante, ma nessuna Cayenna. Aiutare un uomo che ha sbagliato in maniera evidente, ascoltarlo, cercando di capire cosa lo bruciava in quel cono di luce sfuocata che dopo l'oro cinese lo aveva spinto a cambiare troppe cose nella sua vita.
Per lui, adesso, serve più il silenzio del rogo, per lui i giorni della riflessione pensando ad altri peccatori che ora sono pronti a scagliare la prima pietra.
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