Nostro inviato a Rio de Janeiro
Subito dopo la vittoria del Brasile contro la Croazia, Mario Balotelli ha postato su Instagram una sua foto con Neymar. Lo scatto è dell'anno scorso, prima della semifinale della ConfCup. Ma Mario lo ha recuperato per complimentarsi con l'autore della doppietta alla Croazia nella partita inaugurale. Balo aveva giá intuito tutto. Quella foto può essere il «fermo immagine» di questa Coppa. Certo, dipenderà da quanto in là andranno gli azzurri, e pure la Seleçao. Ma dopo il 2-1 sull'Inglaterra e i primi quattro giorni di mondiali, non ci sono dubbi su quali siano i due personaggi. Uno, 22 anni, e la star nazionale, il talento verdeoro che, piaccia o no, ha ereditato il numero 10 di Pelé e Zico nell'anno in cui la nazione pentacampeao gioca in casa. L'altro, non ancora compiuti i 24, è superMario, che il popolo brasiliano ha adottato subito, nelle favelas come nelle case più borghesi, dove non ci si ritrova per tutte le partite in calendario. Ma per quelle dell'Italia, la tetracampeao, per quelle sì. L'irmao milanista, il fratello nero scuro come lo sono le stradine che si inerpicano inaccessibili sui morri, le montagne di granito di Rio. Ma anche uno che sa colpire la sfera come si deve, come insegnano ai bambini dai cinque anni in su le scuole di calcio più esclusive e ben frequentate di Flamengo o Botafogo. Sotto i riflettori del tardo pomeriggio, sulla sabbia.
Sabato sera, di fronte al mega schermo Fifa in fondo alla spiaggia di Copacabana, a guardare l'Italia c'erano almeno 20mila persone, forse di più, comunque una folla immensa. Pochi italiani, tanti inglesi: il rapporto poteva essere di 1 a 10. Tra gli altri, oltre ai carioca, che per esserci devono solo attraversare la strada, molti i tifosi delle nazionali sudamericane, argentini i più numerosi. Principale occupazione dei presenti non necessariamente quella di guardare la partita. Beh, com'è, come non è, all'incornata di Balotelli è venuta giù la spiaggia, se così si può dire. E ancora, dopo il fischio finale, l'inquadratura di superMario che mette l'indice davanti alla bocca è stata un'altra esplosione. Vorrà dire qualcosa, a 9.500 chilometri da Brescia, o no? E ieri la stampa locale era una celebrazione unica di questo italiano attaccante che per la prima volta nella storia della Coppa assomiglia a tanti di loro. Artigliere imprevedibile, matador irascibile, magnetico leader, e così via le definizioni assegnate al numero 9 azzurro. Che con Neymar da Silva Santos Jùnior condivide anche il vizietto di perdere un po' la testa in campo quando proprio non dovrebbe. Cosa che l'attaccante del Barcellona ha già puntualmente fatto, con la gomitata a Modric da espulsione sullo 0-1 per la Croazia. Il parallelo con Neymar, dopo la vittoria con l'Inghilterra, diventa ancora più intenso. Come se i due idoli potessero restare entrambi in gioco e il popolo brasiliano continuare a considerarli fratelli senza l'imbarazzo di uno scontro diretto.
Perché il calendario è chiaro: se l'Italia vincesse il suo girone, nel quale da ieri è data per strafavorita, potrebbe incontrare il Brasile (sicuro primo nel suo) solo nella finale del Maracanà. Sarebbe l'epilogo che iniziano a sognare tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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