Diamo tutto per scontato: che Vincenzo Nibali vada in Francia e visto che un anno fa a Parigi ci arrivò per primo ci arriverà anche quest'anno. Poco importa se la storia del ciclismo dica esattamente il contrario. Che di corridori italiani capaci di vincere la Grande Boucle per due anni consecutivi c'è solo Ottavio Bottecchia e nella storia del Tour neanche dei giganti del calibro di Gino Bartali e Fausto Coppi riuscirono ad arrivare a tanto.
Ginettaccio sbaragliò il campo per la prima volta alla Grande Boucle nel 1938 e nel '39, visto che il regime fascista l'aveva obbligato a correre sulle strade di Francia l'anno prima, decise di puntare solo e soltanto sul Giro (arrivò secondo alle spalle di Valetti). Nel '49, dopo aver vinto l'anno prima evitando con il suo successo la guerra civile per l'attentato a Palmiro Togliatti, sfiorò il colpaccio: peccato solo che sulla sua strada trovò il Campionissimo Fausto Coppi e Gino si dovette accontentare della piazza d'onore.
Due i successi targati Campionissimo. Il primo, come detto, nel 1949. Ma nel '50 Fausto non poté difendere la maglia gialla dell'anno prima perché vittima di una caduta sulle Scale di Primolano al Giro d'Italia: tripla frattura del bacino. Coppi tornerà a vincere il Tour nel 1952, ma nel 1953, dopo aver vinto il Giro d'Italia per la quinta volta, decide di non andare in Francia.
Dopo Bottecchia, Bartali e Coppi, il quarto italiano a vincere il Tour è Gastone Nencini, che fa sua la corsa francese nel 1960: quattordici giorni in maglia gialla, senza ottenere una sola vittoria di tappa. A Parigi sarà primo, davanti ad un altro italiano, Graziano Battistini staccato di oltre 5 minuti. L'anno seguente, nel 1961, Nencini neanche si presenta al via della corsa. Il giovanissimo Felice Gimondi vince a soli 22 anni il Tour de France 1965. L'anno seguente, però, il campione di Sedrina decide di concentrarsi solo sulle classiche di primavera: vince la Parigi-Roubaix e la Parigi-Bruxelles, arriva quinto al Giro e non corre il Tour.
Arriviamo al 1998 di Marco Pantani e a quel '99 ormai tristemente famoso per i controlli di Madonna di Campiglio: fermato al Giro, per ripicca il romagnolo non correrà neanche il Tour.
Il resto è storia recente, quella scritta da Vincenzo Nibali, che è il settimo corridore italiano a vincere il Tour de France e da domani, con la cronometro di 13,8 km sulle strade di Utrecht, in Olanda, inseguirà il sogno di una fantastica doppietta, sfidando non tanto Contador, Froome o Quintana, ma direttamente la storia.
Quando si parla di Nibali, si parla di un atleta che già oggi fa parte del gotha del ciclismo mondiale. Solo sei corridori, e lui è tra questi, possono vantare la "tripla corona" titolo che spetta a quei ciclisti che in carriera hanno vinto almeno una volta tutti e tre i grandi giri. Nibali è in buona compagnia, con Anquetil, Merckx, Gimondi, Hinault e Contador. Ma se vogliamo dare la misura del suo talento nei grandi giri, basta dare una scorsa veloce al suo ruolino di marcia. Dal 2010 a oggi, negli otto grandi giri a cui ha preso parte, Nibali è sempre salito sul podio, ad eccezione della Vuelta del 2011, nella quale è arrivato 7°.
Insomma, la storia dice che centrare il bis sulle strade di Francia è davvero impresa
titanica, ma Nibali ha talento e numeri per poterlo fare. E comunque vada, nessuno gli potrà dire un bel niente, visto che lui almeno, a differenza di quasi tutti i suoi predecessori, si è presentato a difendere il titolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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