Nissan Leaf, la città si inchina Ma è importante «farci il piede»

Nissan Leaf, la città si inchina Ma è importante «farci il piede»

di Pierluigi Bonora

Ci vogliono due clic e meno di un minuto per aprire lo sportellino anteriore, posizionato sul muso, che cela l’attacco per la corrente, e il bagagliaio. Quindi, una volta estratto dal vano, si collega il cavo di alimentazione alla vettura e alla presa del garage di casa. Sette ore dopo, (meglio nella notte), per un costo (a chi non ha sottoscritto l’offerta Enel) di circa 5 euro, la batteria sarà ricaricata e la vettura pronta per l’utilizzo. L’auto elettrica non dev’essere più guardata come un marziano. Esiste, è in vendita, non inquina e ha libero accesso ovunque. Nel nostro caso si tratta della Nissan Leaf: la stiamo provando. Ha tanti pregi e gli immancabili nei. A guidarla in città sembra di volare: non emette suoni, l’accensione è silenziosissima. È su misura per circolare nel traffico, agile e disinvolta, pronta a ricaricarsi recuperando energia durante le frenate. Ottima anche la risposta in accelerazione. L’abitacolo è spazioso, confortevole e dal design innovativo: dà la sensazione, da subito, di essere a bordo a qualcosa di speciale. Ci sono il climatizzatore, il touch screen Lcd a colori, il navigatore, l’hi-fi e le dotazioni di sicurezza indispensabili (Abs, Ebd, Esp). Anche la linea, osservata con attenzione, è niente male (meglio dal vivo che in foto). E quando si esce dalla città, per affrontare l’autostrada, le prestazioni della Leaf non deludono: è brillante e raggiunge quasi i 150 di velocità. Tutto bene, dunque, ma ci sono dei «però». Questa comoda berlina a quattro posti, dicevamo, è ad hoc per la città. E aggiungerei per le distanze brevi giornaliere: 60 chilometri. Ma se si affrontano percorsi più lunghi emergono i limiti, soprattutto se non si sta attenti. L’autonomia della Leaf, come riferisce Nissan, è di 175 chilometri (che bello vedere lo «0» alla voce emissioni di CO2!) grazie al motore elettrico al 100% (c’è solo quello, niente eventuale supporto di un’unità a benzina come sulla Opel Ampera) con 109 cavalli di potenza. Quindi, come ci è capitato, se si pigia sull’acceleratore come se si guidasse un’auto tradizionale, in pochi chilometri si fa fuori buona parte del «pieno» di energia e potrebbero essere dolori. Occhio alla velocità, dunque, e al climatizzatore acceso. Se si mantiene, in questi casi, un’andatura sui 70-80 orari, si può dire di aver raggiunto l’equilibrio giusto. Bisogna farci il piede.

Per il resto, il giudizio è positivo. Quando la tecnologia del «100% elettrico» si avvicinerà di più al rendimento dei motori tradizionali, non ci sarà più storia. L’elettrico avrà un grande futuro. E anche il listino si abbasserà.

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