"Non sostituisco nessuno ma sarò il pitbull dell'Inter"

Il centrocampista cileno Gary Medel ha faccia da pugile e biografia da "bad boy": "Difendo il tesoro più importante: la squadra. È con lei che si vince"

"Non sostituisco nessuno ma sarò il pitbull dell'Inter"

Gli hanno dato il soprannome di pitbull e ha la faccia da welter, eventualmente di uno che ne ha anche prese tante ma non va mai giù e continua ad avanzare, ieri sudava come un lama sotto i riflettori di Appiano, sembrava sul ring ma tutto questo non deve trarre in inganno, Gary Medel è un brav'uomo, basta non provocarlo. I suoi biografi si sono divertiti a tracciare di lui un profilo seriale: un arresto per guida alticcia e poi uno per guida senza patente, è finito dentro per rissa, per violenza domestica e in casa sua c'è stato anche un suicidio, era il 2009 e giocava ancora nell'Universidad Catolica, un nome e un club che depongono a suo favore. Infatti è stato miracolato dopo un incidente automobilistico dal quale nessuno è mai riuscito a capire come ne fosse uscito quasi intatto. È proprio quello che serviva all'Inter, leggerina la scorsa stagione e oggi penalizzata dalla partenza di Walter Samuel, l'unico vero professionista della materia. Entrambi di poche parole e in questa intervista si evince. Ma poichè si è fatto un nome durante il Mondiale, peraltro annullando Diego Costa senza commettere un solo fallo, come prima richiesta c'è stata la curiosità: scusi, ma lei gioca sempre così?

«Chi mi conosce sa che gioco sempre così, non solo in nazionale. Io in campo cerco sempre di dare il massimo, il 100 per cento».

Chi le ha consigliato di venire all'Inter? Magari uno degli ex come Zamorano o Pizarro o Jimenez? Oppure ha parlato con Vidal?

«Con Mauricio Pinilla. Ma non c'era bisogno di farmi conoscere l'Inter».

L'hanno accostato a Paul Ince per la capacità di essere un leader, a Cholo Simeone per l'esempio che dà ai compagni, e a Gattuso. Lei cosa pensa?

«Penso che sono Gary Medel».

Lei ha dichiarato che raccoglierà l'eredità di Cambiasso...?

«Io non sostituisco nessuno, sono qui per fare la mia storia. Da sempre il Pupi Javier Zanetti è il riferimento più grande per me e per tutto il Sudamerica».

Certo. Ma quel soprannome da dove arriva, cosa c'è da difendere all'Inter secondo lei?

«Il maggior tesoro da difendere è la squadra, è con lei che si vincono i trofei».

Ha parlato con Mazzarri, cosa le ha detto?

«Sì, ho parlato con il tecnico ma sono faccende private».

Ma quale sarebbe la posizione che desidera?

«La mia posizione preferita è quella di centrocampista centrale. Ma pur di giocare sono disponibile per qualsiasi ruolo».

Mi sa che se la giocherà con M'Vila, stesso ruolo e stesso soprannome per una sola maglia...

«M'Vila è un grande giocatore ed è bello averlo con noi. Ci sarà competizione ma questo è un bene per la squadra e per il gioco» .

Gira la voce che lei sia juventino per via di quello scatto che la ritrae mentre indossa un cappellino rosa e il logo del club di Torino...

«Ero in aeroporto, c'era molta gente, mi hanno infilato un cappellino e a me piacciono molto. Così non me lo sono tolto».

Insomma si sente in grado di rassicurare i tifosi interisti...

«È una cosa di tre o quattro anni fa, non ne sapevo niente».

Bene, anche questa è fatta, quindi non ci sono dubbi, lei è contento di essere qui, vero?

«Sto molto bene fisicamente e la cosa più importante è che io ora sia qui. All'Inter».

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