Un popolo unito contro un solo uomo. Non un mariuolo, non un camorrista, non un truffatore o spacciatore, questo sì che sarebbe un atto rivoluzionario ma i masanielli di oggi hanno altro cui badare, per esempio un calciatore, Gonzalo Higuain, numero 9 di maglia, 71 per la smorfia napoletana, l'omm e merda, la gente ha esposto la cartella del lotto al colpevole sfacciato, lui il traditore, lui ha pugnalato quel popolo che lo aveva amato alla follia, una passione che fu riservata, ben più maestosa, sanguigna, verace a quell'altro argentino di cui si venera l'icona in qualunque vicolo nel sogno di scudetti e trionfi che furono. Non è necessario interpretare un sogno, Napoli non dimentica, un giorno atteso da nove mesi, da quell'estate milionaria per Del Laurentiis e improvvisamente povera per i romantici del ciuccio, poi è arrivata la sera di aprile, carica di veleni e vendette.
Gli occhi di fuoco e la gola arsa di strilli, lo stadio era un Vesuvio di insulti, magma bianco celeste, sotto la pioggia, Higuain è riapparso come il diavolo, la Juventus aveva preparato la beffa, lasciando nei bauli il bianconero e vestendosi di azzurro, dunque Gonzalo sembrava lo stesso dell'anno scorso, una provocazione che ha caricato l'atmosfera di altri fumi e vapori tossici attorno a lui, fischi, fischietti e pernacchie eduardiane.
Al primo pallone capitatogli tra i piedi, Higuain ha capito, comunque, che serata lo avrebbe atteso, Koulibaly gli è saltato addosso come un wrestler, mandandolo orizzontale sul prato verdissimo mentre Orsato, l'arbitro mai sorridente nemmeno con il solletico, gli ha detto di non fare il furbo, se non sei un omm e merda alzati e cammina.
Il gol improvviso di Khedira ha come ghiacciato la lava del San Paolo. E Gonzalo ha preso a giocare la sua sfida personale, senza tappi di cera negli orecchi, i fischi lo stimolavano, uno contro tutti, dopo un quarto d'ora ha portato il panico nella difesa napoletana, un dribbling un assist velenoso, il popolo ha continuato a uheggiare, non capendo che ogni insulto fosse, invece, viagra per il Pipita che distribuiva consigli ai suoi colleghi torinesi, ben conoscendo i suoi vecchi sodali, compreso quel Sarri che è il solo, a Napoli e in Campania, a non serbare rancori e sentimenti di odio nei suoi confronti.
Higuain ha cercato di strappare la tela leziosa del Napoli, qualunque sua sortita o tentativo di ribaltare l'azione spaccava in due il cuore dei tifosi, rabbia e timore assieme.
Ma erano episodi isolati, la Juventus si era arroccata pensando di vivere di rendita minima e Higuain si è depresso in solitudine, ricevendo rarissime idee dai suoi, e, piuttosto, essendo circondato e prigioniero della terza linea napoletana, confortata dai recuperi anche delle punte. Le fauci da squalo di Hamsik hanno riacceso l'eruzione del Vesuvio, il Napoli ha allestito un'ammuina collettiva, detta tikitaka, e a Higuain è toccato fare il torello tra picadores.
Allegri, bravo ma lento, ha capito, a dieci dalla fine, che Gonzalo sentiva la mancanza della copertina di Dybala, fino a quel momento costretto alla panchina e ha mandato il ragazzo in campo. Nulla è accaduto. Gonzalo Higuain ha passato a nuttata. Mercoledì si replica, stesso stadio, stessi fischi.
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