Difficile capire se Erick Thohir sia un indonesiano per caso all'Inter o un caso indonesiano all'Inter. Ci vorrà qualche anno per definirlo. Nel frattempo Thohir ha portato i soldi, ora dovrà trovare qualcuno che capisca di calcio per parlarne, comprare, vendere e vincere: l'Inter non può attendere, lo dice la sua storia. La svolta epocale nerazzurra è stata accompagnata da una grigia mattinata di pioggia e da qualche attimo di suspence nell'attesa di mandare a buon fine tutte le pratiche, compreso il bonifico da 75 milioni che doveva essere depositato sulle banche italiane. Un po' di ritardi per le prevedibili messe cantate (assemblea, Cda, conferenza stampa), eppoi la nuova Inter ha preso a correre. Massimo Moratti eletto presidente onorario, Erick Thohir ventesimo presidente nerazzurro con deleghe che verranno distribuite. Parla il comunicato: «Ai sensi dell'accordo vincolante siglato in data 15 ottobre 2013, International Sports Capital, società indirettamente posseduta da Erick Thohir, Rosan Roeslani and Handy Soetedjo, è diventato azionista di maggioranza della società con una quota del 70% in virtù di un aumento di capitale sociale riservato».
Moratti mantiene il 29,5 %, il resto gli azionisti di minoranza, il figlio Angelo Mario nominato vicepresidente, il cda composto da 8 membri: Erick Thohir, Rosan Roeslani, Handy Soetedjo, Thomas Shreve (avvocato statunitense già supervisore in Italia in questi mesi), Hioe Isenta (direttore finanziario del colosso del gas di proprietà di Garibaldi Thohir), Angelomario Moratti, Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto (fondatore di Four Partners, società di consulenza per i Moratti). Complessivamente l'affare tocca i 300 milioni di euro, il 70 per cento delle azioni vale intorno ai 100 milioni, il resto verrà pagato in tempi già previsti e servirà per ripianare perdite ed esposizioni bancarie.
Thohir e Moratti proveranno a camminare insieme, Moratti nella parte del tifoso, quell'altro dovrà grattarsi le rogne. Angelo Mario ha usato una sintesi efficace con i giornalisti: «Mio padre c'è rimasto male per gli striscioni dei tifosi, ma ora il lunedì non romperete più le scatole a noi e dovrete andare a Giacarta!». Appunto questo è il primo interrogativo del tifo nerazzurro, interpretato ieri dai soci: chi metterà la faccia, terrà botta nelle polemiche quando l'Inter dovrà protestare, magari con gli arbitri o chicchessia.
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