
Igli Tare ha rimesso il Milan al centro del villaggio e ha puntato su Max Allegri per realizzare il rilancio rossonero. È accaduto tutto in pochissime ore a dimostrazione che, chiusa la giostra della stagione con una feroce contestazione della curva sud e un risultato tecnico deludentissimo, si può fare di più e di meglio rispetto alle ultime, capricciose e scellerate scelte. Tare, ds in carica solo da lunedì scorso, ha scelto la strada della concretezza: nessuna presentazione ufficiale, una intervista al canale tv del club ridotta a pochi, essenziali concetti, meglio parlare con i fatti, con le decisioni. E non ha perso tempo: precedenza ai colloqui riservati di mercato con il ds della Roma (per Saelemaekers), poi i contatti con Max Allegri iscritto nella sua lista sin dal primo colloquio con Giorgio Furlani a Roma dopo aver capito che Italiano è rimasto a Bologna. Le parti stanno lavorando velocemente alla conclusione della trattativa perché ad Allegri le potenziali alternative e i sondaggi telefonici e personali non sono certo mancati (ADL nella previsione che Conte lasciasse, idem per l'Inter con Marotta nel caso Inzaghi dovesse lasciare Appiano Gentile dopo Monaco). Allegri conosce benissimo il mondo Milan, l'ha frequentato in un quadriennio virtuoso interrotto solo dal polemico comunicato stampa di Barbara Berlusconi (seguito alla sconfitta col Sassuolo da 0-3 a 4-3), è rimasto in contatto con molti esponenti e ne ha attentamente seguito le partite dell'ultima stagione prendendo nota di pregi e difetti della rosa che è giovane, non ha bisogno di rivoluzioni ma solo di mirati aggiustamenti (in difesa soprattutto).
Nell'attesa dell'accordo, Igli Tare ha fissato i nuovi punti cardinali del prossimo Milan. Ha cominciato dalla mission del Milan: «Dobbiamo imparare dagli errori e avere un chiaro obiettivo: quello di vincere, di fare subito risultato». Non c'è altra strada dopo le vaghe dichiarazioni degli anni precedenti («centrare sempre la Champions», «avere un gioco dominante»; ndr). Secondo punto: «Trasmettere ai tifosi questo proposito per tornare a guidare con classe ed eleganza il club che divide con il Real Madrid il maggior appeal europeo e mondiale». Terzo e non ultimo, anzi decisivo criterio: «Coltivare il senso di appartenenza e sapere che conta più la scritta davanti alla maglia che quella dietro». Questo è forse l'aspetto fondamentale della prossima stagione e sembra una eco della frase pronunciata da Matteo Gabbia dopo Milan-Monza («Dobbiamo ripartire da chi ha veramente voglia di restare al Milan!»). Subito dopo aver chiuso con l'allenatore, tocca ai contratti in sospeso e da rinnovare (Maignan e Pulisic con precedenza assoluta, Theo Hernandez da decifrare).
Infine l'accenno al metodo di lavoro («Ho molto parlato con Furlani, Ibra e Moncada, dobbiamo lavorare tutti insieme») testimoniato dalla cena di lavoro andata in onda lunedì sera che può mettere fine al balletto delle interpretazioni maliziose.