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"Opel è sulla strada giusta. E Fiat Chrysler? Vere sinergie. Made in Germany la forza"

Parla il ceo del marchio risanato a tempo di record da Psa. "Entro fine '21 saranno 8 i modelli elettrificati"

"Opel è sulla strada giusta. E Fiat Chrysler? Vere sinergie. Made in Germany la forza"

«La cancellazione del Salone di Ginevra 2020 non significa che il Motor Show non abbia un futuro. Opel non ci sarebbe stata perché non avevamo novità da proporre. A quello di Bruxelles, a inizio anno, eravamo presenti per svelare il restyling di Insignia, ad esempio, e poi perché la formula di quel Salone, dove è consentita la vendita al pubblico, funziona; altre rassegne dovrebbero prenderlo come esempio».

Abbiamo intervistato Michael Lohscheller, ad di Opel, prima che la pandemia da Covid-19 portasse alla chiusura del sistema produttivo europeo, oltre che a un mercato dell'auto praticamente fermo, e quindi mettiamo da parte le previsioni per il 2020 e analizziamo la straordinaria performance finanziaria del marchio nel 2019. «Quando nel 2017 sono stato messo a capo di Opel (per gestire il passaggio da Gm a Psa, ndr) abbiamo varato il piano strategico Pace! che era articolato su tre punti: profittabilità, elettrificazione e internazionalizzazione», spiega Lohscheller. «Per il primo era previsto il raggiungimento di un utile operativo del 6% nel 2026, un obiettivo già superato nel 2019 che abbiamo chiuso con un utile pari al 6,5%, un risultato strepitoso».

Uscita dall'orbita di Detroit, in meno di 36 mesi di «cura Psa», Opel ha cancellato decenni di profondo rosso, arrivando anche a distribuire, per il 2019, un bonus di 600 euro ai dipendenti, il primo dal 1997. «Sull'elettrificazione della gamma siamo lanciatissimi», commenta il 52enne, eletto «Miglior manager 2019» da Auto Zeitung. «Abbiamo già Corsa-e e il Suv Grandland X Hybrid e nell'anno arriverà anche Vivaro-e, furgone full-electric strategico per le consegne in aree urbane. Per la fine del 2021 saranno 8 i modelli elettrificati e l'obiettivo sarà di offrirne una versione per ogni linea di prodotto entro il 2026. Ciò, comunque, non pregiudica lo sviluppo di moderni motori termici che già oggi ci consentono di non incorrere in alcuna sanzione per le emissioni».

Ora che le auto elettriche o ibride plug-in offerte sul mercato cominciano a essere più numerose, e molti clienti europei appaiono ben disposti al grande passo, alcuni costruttori sono in difficoltà con l'approvvigionamento di batterie. «Non è il nostro caso - fa notare l'ad di Opel - perché sarà presto pronto il centro di produzione di accumulatori di Kaiserslautern, una fabbrica dove Opel e Psa hanno investito, insieme a Saft, 2 miliardi, creando 2mila nuovi posti di lavoro». Quando Opel è entrata a far parte di un grande gruppo europeo, a fianco di altri marchi di volumi, si temeva la perdita dell'identità del marchio e, invece, sembra che tutto funzioni secondo le regole di una sana competizione interna. «Il punto di forza di Opel è il made in Germany, che in termini di prodotti significa costruire auto che abbiano sempre un elevato contenuto innovativo e tecnologico accompagnato da un design che rappresenta al meglio il nostro Dna: è quello che i clienti si aspettano da una Opel».

Conservare la propria identità sarà più difficile dopo la nascita di Psa-Fca? «No - dice Lohscheller - nasceranno importanti sinergie e la competizione tra i marchi sarà ancora più stimolante». Opel è fortemente impegnata anche sul fronte dell'internazionalizzazione, un processo che Carlos Tavares, grande capo di Groupe Psa, ritiene vitale per tutti i marchi del gruppo transalpino tradizionalmente molto forte in Europa, ma debole fuori.

«Stiamo lavorando intensamente alla globalizzazione del brand - conclude Lohscheller -: in primo piano c'è la Russia, dove abbiamo la fabbrica di Kaluga, stiamo tornando in Giappone e puntiamo a espanderci in Sudamerica, Africa e anche in Cina».

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