Oro assieme, poi guerra uno contro l'altro

Guttsait e Pozdnyakov erano compagni ai Giochi '92 e ora nemici dichiarati

Vadym Guttsait e Stanislav Pozdnyakov (a destra)
Vadym Guttsait e Stanislav Pozdnyakov (a destra)

Erano uno squadrone, anche un simbolo. Un caso di necessità in cui l'unione fece la forza, tanto da essere ricordata nel tempo come l'ultima nazione europea che chiuse al primo posto nel medagliere olimpico. Giochi di Barcellona 1992, ancora una volta l'Unione Sovietica ci raccontava di se stessa: addio, disciolta, saluti a Gorbaciov e alla perestroika, ammainata dal Cremlino la bandiera sovietica e issata quella russa. Non si parlava di boicottaggio, le Repubbliche sovietiche erano in via di resetaggio. Il Cio creò un ombrello denominato Eun (Equipe unifiée), altrimenti detto Csi (Comunità stati indipendenti) sotto il quale raggruppare gli atleti delle ex repubbliche sovietiche. Esperienza provata con le due Germanie ai Giochi fra 1956 e 1964. Nella Eun si battevano russi e ucraini, Armenia Arzebaigian, Bielorussia, Georgia, Uzbekistan, Moldavia Turkmenistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan.

Si crearono amicizie. Russi e ucraini lottarono insieme per grandi successi. La scherma fece la sua parte: un ucraino, Sergi Holubickyj, argento nel fioretto individuale. Le squadre di sciabola e spada lasciarono il segno: l'una conquistò l'oro, l'altra il bronzo. Nella sciabola tiravano tre russi e due ucraini, nella spada due russi, un ucraino e un uzbeko. Fecero storia. Ma oggi alcuni hanno stracciato tutto: ricordi e amicizia. Nella squadra d'oro della sciabola Vadym Guttsait era ucraino come Heorhiy Pohosov, gli altri russi. Ora Vadym è ministro dello sport del suo Paese ed anche presidente del comitato olimpico, incarico strappato a Sergey Bubka: un grande campione, forse politico non abbastanza aggressivo per le idee di Zelensky. Stanislav Pozdnyakov era uno dei tre russi ed oggi è presidente del comitato olimpico. In pedana Vadym e Stanislav lottavano, legati da un'amicizia che si è trascinata nel tempo. Ormai cancellata. Vadym ha sbarrato il sentimento: «Questa persona non esiste più, per sempre. È un nemico, sostiene la guerra».

L'amicizia si è persa da quando la Russia ha invaso la Crimea nel 2014. Guttsait è sostenitore del boicottaggio ucraino, se a russi e bielorussi sarà permesso di partecipare ai Giochi di Parigi. Eppure i boicottaggi non hanno mai mandato alla storia gli assenti, contano di più i presenti. Ogni atleta sogna di partecipare ai Giochi. «Lo so bene, ma la gente viene uccisa: boicottare conta più che partecipare», ha raccontato Vadym. Pozdnyakov è stato rimosso dalla presidenza della federazione europea di scherma. Ma la tradizione di famiglia continua: a Tokyo, la figlia ha vinto l'oro individuale nella sciabola.

Questa storia ci dice che il mondo è cambiato e lo sport non è più una via per la pace. Le Olimpiadi ci hanno accompagnato nei momenti difficili dal 1936 in poi, ma ora soffrono il tempo e la spartizione politica del mondo.

Lo sport non fa deporre le armi, addio alle foto ricordo del ping pong che riaprì il dialogo fra Cina e Usa e alle sfide a scacchi fra Usa e Urss. Sarà meglio non usare più la parola guerra per indicare una sfida tra atleti. C'è il caso che qualcuno porti le armi.

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