Palacio santo subito manda l'Inter in orbita

Buon gioco a centrocampo, difesa mai distratta, attacco micidiale Gara decisa in dieci minuti. Poi i soliti grattacapi per gli infortuni

Palacio santo subito manda l'Inter in orbita

Palacio santo subito o aspetteranno ancora? San Palacio pensaci tu e l'Inter ha trasformato il timore di una via crucis in una marcia trionfale. La miglior partita dell'anno in trasferta, ha fatto sapere Mazzarri vedendoci con buoni occhi. E senza esagerare con le autocelebrazioni. Ma anche la peggior Udinese che chiunque potesse immaginare (4 sconfitte nelle ultime sei giornate), tanto da far infuriare i Pozzo. Tre gol nerazzurri e, soprattutto, nessuno subìto. Capitò anche l'anno scorso all'11ª giornata: Inter vincente con tre gol in trasferta (ma uno incassato) contro una squadra che vestiva di bianconero e non era l'Udinese. Peccato che allora i punti nerazzurri fossero 5 in più di oggi e che da quella vetta cominciò una delle peggiori debacles dell'era morattiana. Stavolta la squadra promette meglio, nel senso del restare in quota. L'Inter Mazzarri style ha fatto vedere tutto quanto ha imparato di buono: buon gioco difensivo del centrocampo, una difesa meno banale e distratta, la capacità degli attaccanti nello sfruttare le prime occasioni. Soprattutto una squadra dotata di almeno otto giocatori capaci di far argine a metà campo ruotando intorno alla caparbia determinazione di Cambiasso, rinvigorito nell'animo e nel fisico dagli allenamenti estivi, e al talento dinamico di Alvarez, l'unico Ricky calcistico che oggi a Milano fa la differenza. Inter argentina, direte, ma con facce diverse. I vecchi leoni-marpioni, che tanto hanno inciso nello spogliatoio, mettono più esperienza e meno senso del potere, più gioco e meno pretese. Poi, certo, l'età conta e le ruggini del fisico si sentono. Ieri Samuel ha dovuto arrendersi dopo 37 minuti, Zanetti guardava con occhi avidi di voglia dalla panchina, Milito lotta per esserci, Cambiasso si è preso elogi usando un lucchetto ad uso e consumo difensivo come non sempre gli capita.

Inter pronta a far rombare subito il motore: si è visto dal modo in cui ha preso possesso del centrocampo, asfissiante, tignosa, appiccicosa. Dopo 19 minuti il sinistro di Cambiasso ha fatto filare un pallone appena deviato dal portiere. É stato lo squillo che ha annunciato la tormenta per l'Udinese. In dieci minuti partita decisa: un'occasione toccata a Nagatomo, poi la spizzata di testa di Palacio che ha inginocchiato l'Udinese. Una quarta palla gol nasce da un angolo di Cambiasso, la sfarfallata di Brkic, il portiere di casa che permette a Ranocchia uno splendido tiro al volo e in gol: ancora una volta meglio centravanti che stopper. Secondo tempo di routine, nonostante qualche occasione capitata a Muriel e Di Natale, una deviazione decisiva di Handanovic. Inter in difficoltà ad inizio e fine ripresa, come se la condizione fisica avesse mollato un po'. Poi, d'accordo, il contropiede di Palacio che ha consegnato palla facile ad Alvarez per il piattone da gol finale è stata la ciliegina e forse il degno riassunto della storia. Il duo argentino santifica la squadra e beatifica tutti gli sforzi di Mazzarri di regalare identità e continuità: Palacio al settimo gol in campionato, Alvarez molto più indispensabile di Guarin (non proprio a suo agio come trequartista) e Kovacic rimasto sempre in panchina. Inter tornata al successo in trasferta dopo tre pareggi consecutivi e con i soliti grattacapi dovuti a infortuni e squalifiche: Samuel, Jonathan e Ranocchia sono usciti per problemi vari, Juan Jesus non ci sarà con il Livorno per un cartellino giallo che lo farà squalificare.

La difesa dovrà subire i soliti rattoppi e gli sviolinatori in servizio permanente la smetteranno di esaltare la bravura dello staff Mazzarri nel gestire i muscoli dei giocatori. Pare che a Napoli fossero fenomeni. Già, ma come dice Moratti: poi vengono all'Inter...

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