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Il panettone di Conte è pieno di lamenti. E se non batte il Genoa...

Contro l'ex Thiago Motta a caccia di un successo che ormai manca addirittura da tre settimane

Il panettone di Conte è pieno di lamenti. E se non batte il Genoa...

Nel mondo dei luoghi comuni, si dice spesso che il tempo passi velocemente. In realtà, e fino a prova contraria, ogni giorno o settimana è lungo come gli altri, però forse è sorprendente notare come l'Inter non vinca da 3 settimane, durante le quali è stata eliminata dalla Champions League e virtualmente ha perso anche il comando del campionato. Primo dicembre: Inter-Spal 2-1 (e già non furono fuochi d'artificio) poi i pareggi con Roma e Fiorentina e la sconfitta col Barcellona.

Giocando d'anticipo, la Juventus s'è riportata in testa alla classifica prima di volare in Arabia Saudita. Tradotto: serve battere il Genoa (San Siro, ore 18) per ritrovare insieme vittoria e primo posto ed evitarsi il Natale dei rimpianti. Ché di grane ce ne sono già abbastanza così: infortuni, polemiche, recuperi mancati, squalifiche, intrighi di mercato. Per rovinarsi le feste, ci manca solo farsi tradire dalla smania di vacanze, che a volte sotto Natale genera risultati sorprendenti. «Per noi chiudere l'anno in testa sarebbe un segnale eccezionale», spiega con enfasi Antonio Conte, abituato fin dal primo anno alla Juventus ad aprire i regali da leader. Nel 2011 era in parità col Milan, a 34 punti: oggi sarebbero 42, con una sola partita in più, a testimonianza di un cammino eccezionale (e di differenze sempre più nette).

Oltre ai soliti noti (Barella, Sanchez, Asamoah, Sensi, Gagliardini) stavolta mancano gli squalificati Brozovic e Martinez (fin qui, 16 presenze su 16 per entrambi). Un'ecatombe, anche se per Sensi (e Gagliardini) finalmente sembra rispuntare il sereno e dopo la sosta dovrebbero essere arruolabili. Ce la fanno Candreva e Borja Valero, ma per arrivare a 11, Conte lancia dall'inizio (prima volta) il baby Esposito, beniamino della tifoseria (e dell'allenatore). Il suo coetaneo Agoumé, già visto nel finale a Firenze, dovrebbe invece partire in panchina. Congelato e rinviato - si spera - a mai, l'esperimento Skriniar in mezzo al campo. Atteso con impazienza il ritorno al gol di Lukaku (nell'ultimo mese, solo quello inutile al Barcellona): perché non di sola lotta vivono i centravanti.

«Siamo più in emergenza del solito», sottolinea Conte. «Però in queste situazioni la squadra sa esaltarsi e lo ha già dimostrato. Mi auguro di vedere la stessa voglia che ho visto con Roma, Barcellona e Fiorentina: non voglio tirare in ballo la sfortuna, ma abbiamo raccolto meno di quanto meritato», e via col ritornello degli errori e delle distrazioni. Sempre però nell'esaltazione del gruppo e del lavoro comune. «L'obiettivo è diventare una squadra credibile, fare in modo che chi ci affronta sappia che con noi si deve stare sempre attenti. Dobbiamo costruire delle basi solide e in 5 mesi i risultati si cominciano a vedere». Poi la stoccata (involontaria?) a chi l'ha preceduto all'Inter e (forse) a chi gli è succeduto alla Juventus: «Io non ho mai trovato situazioni apparecchiate, non ho mai potuto sedermi a tavola e mangiare: ho sempre dovuto costruire. Lo dice la mia storia».

Nel dubbio, Spalletti e Allegri certamente ringraziano.

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