Guerra in Ucraina

Paralimpiadi al via, out russi e bielorussi

"Troppe tensioni", niente bandiera neutrale. Ma gli atleti protestano

Paralimpiadi al via, out russi e bielorussi

Sembrano già preistoria, ma appena dodici giorni fa si chiudevano i Giochi Olimpici invernali di Pechino. Il mondo si ritrova stravolto dalla guerra per l'invasione militare russa in Ucraina e intanto i riflettori sulla Cina si riaccendono per le Paralimpiadi, in programma da oggi al 13 marzo. Alla vigilia il consiglio di amministrazione del Comitato paralimpico internazionale ha escluso gli atleti di Russia e Bielorussia, negando loro la possibilità paventata nei giorni scorsi di farli partecipare almeno come neutrali e senza essere inseriti nel medagliere. Andrew Parsons, presidente dell'Ipc, ha affermato che «la decisione è stata presa per evitare il caos, dal momento che nel villaggio olimpico la tensione stava crescendo e diverse nazioni si sarebbero ritirate prima dell'inizio a causa della presenza di 83 atleti tra russi e bielorussi».

Così i Paesi al via saranno 47, l'Italia porterà 32 iscritti con l'intento di migliorare le cinque medaglie di PyeongChang 2018. In una vigilia rovente è intervenuto anche Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico: «Non avevamo altra scelta per salvare i nostri Giochi, anche se io ero a favore di quella iniziale per far partecipare tutti, con russi e bielorussi neutrali. Molte delegazioni hanno ricevuto indicazioni decise dai governi e la situazione si era fatta davvero pesante». Tra gli azzurri a Pechino ci sarà anche Oxana Corso, doppio argento alle Paralimpiadi di Londra 2012, nata in Russia a San Pietroburgo e adottata in Italia a soli due anni. Netta la sua posizione: «È disumano che le questioni politiche entrino nei Giochi Paralimpici. Ci va di mezzo lo sport, gli atleti pagano per quello che stanno facendo i loro governi. Qui si parla di quattro anni di lavoro scippati via».

Se oggi alla cerimonia inaugurale ci sarà anche la delegazione ucraina (il cui arrivo in Cina è stato definito un miracolo dal comitato paralimpico di Kiev), non si placano le proteste degli esclusi, a partire dallo sciatore di fondo bielorusso Yury Holub: «È una vergogna.

Peccato che tutti pensino che sono gli atleti ad aver cominciato questa guerra».

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