N elle curve più insidiose di una stagione, è cosa buona e giusta tornare alle vecchie, care abitudini. E tra le vecchie, care abitudini dell'Inter di questi mesi, c'è anche l'abbonamento semestrale all'1 a 0 che non accontenta i puristi ma tiene al riparo le critiche e la classifica. Siamo all'ottavo risultato di questo tipo: non può essere un caso e nemmeno una specialità, ma dimostra ancora una volta che, disponendo di una difesa blindata, si può ricavare il massimo col minimo sforzo. Specie poi se manca il presunto re del gol interista. Purtroppo tra le vecchie abitudini, c'è anche quella di fare collezione pericolosa di cartellini gialli: ieri sera è toccato a D'Ambrosio allungare la lista degli espulsi, quinto episodio, maturato per un doppio fallo, veniale il secondo bisogna sottolinearlo, proprio davanti alla panchina dell'incazzatissimo Mancini. Adesso è ufficiale: Icardi giocherà pochissimo nell'Inter del Mancio. Specie dopo la prova di Napoli che viene considerata dal tecnico una conferma plastica dei suoi pregiudizi nei confronti dell'attaccante che solo qualche mese fa si laureò bomber del campionato, insomma non proprio l'ultimo della fila. La sua esclusione col Genoa, forse non prevista in famiglia visto che Wanda, a dispetto del gelo, si presenta a San Siro con tutta la figliolanza al gran completo, non è più una notizia e fa pensare solo che questo tipo di centravanti deve trovarsi nel prossimo mercato estivo un'altra residenza calcistica se non vuole troncare una carriera promettente, almeno nei numeri da goleador di razza. In coppia con Jovetic, Mancini gli preferisce l'esperto Palacio che si muove, d'accordo, corre di qua e di là secondo le direttive della panchina ma per concludere assai poco perché alla fine della prima frazione sono poi le due ali, Biabiany e Ljajic, a realizzare le giocate più pericolose e ad apparecchiare l'unico tiro in porta degno di nota (con parata eccellente di Perin).
A differenza di altri appuntamenti domestici, l'Inter s'incarica di fare la partita con slanci generosi e velocità apprezzabili ma raccoglie poco dal dominio sterile che il Genoa gli concede rinunciando quasi per scelta alle ripartenze, care al copione di Gasperini, accolto qui dal popolo interista col solito pieno di fischi e berci. Si difende bene il vecchio Grifo grazie al coordinamento di Burdisso, il migliore dei suoi. Per strada, poi, accade che Felipe Melo, colpito da vertigini dopo uno scontro fortuito con il capoccione di Medel, debba ritirarsi all'intervallo e così si capisce perchè anche l'altro pezzo pregiato della compagnia neroazzurra, Kondogbia, mister 40 milioni, rimane fuori dal giro perché tocca a Brozovic, un altro tosto e tignoso, prenderne il posto. Così per veder spuntare il sorriso sul viso dell'Inter bisogna attendere l'ora di gioco quando da una posizione molto defilata, su punizione, proprio Ljajic firma una traiettoria che inganna tutto il mucchio selvaggio dinanzi a Perin e beffarda s'infila nell'angolo opposto senza alcuna deviazione lungo il tragitto. A quel punto basta la difesa d'acciaio per custodire il successo che consente di tornare, per una notte, in cima alla classifica a respirare l'aria buona.
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