Il patron tatuato che turba i benpensanti del calcio

Baccaglini s'affianca agli altri "cinematografici" Ferrero e De Laurentiis. E ha soldi e idee

Il patron tatuato che turba i benpensanti del calcio

Paul Baccaglini è l'ultimo della comitiva. Improbabile, imprevisto ma prevedibile. Come il resto della compagnia calcistica. Un presidente tatuato è diventata una notizia. Non è importante che la new entry del football nostrano abbia i denari giusti per tenere in vita il Palermo ma che abbia il corpo come una pesca, come un neonato che profumi di borotalco o di polvere di Fissan. Sta di fatto che Baccaglini è davvero un colpo al cuore per i siciliani che già hanno a che fare con il Crocetta. Ignudo e ricoperto da soli limoni il Paul ha scelto la terra degli agrumi come città di elezione e una squadra di calcio che indossa il rosa e il nero, colori di un'epoca che fu, nobile e antica. A Palermo non ci vogliono credere, si è passati, da un secolo all'altro, dal Principe Raimondo Lanza di Trabia, frequentatore di fimmine maestose e sodale di zingarate con Agnelli Gianni, l'Avvocato, duellante in spada con il barone Alù, suo successore alla guida del club di football, a quest'ultimo prodotto televisivo, Baccaglini, per l'appunto, reduce da Le Iene e dunque perfetto per un mondo di squali come quello del calcio italiano.

Paul B. ha aggiunto un nuovo tatuaggio agli altri schizzi, in mezzo al petto, ma il tatuaggio vero è quello della sua perizia in finanza; da una dozzina d'anni quasi di questo si occupa e di questo si occuperà sull'isola bellissima, mica dei calci d'angolo e delle ripartenze. Uno scoop lo ha già regalato, non licenzierà l'allenatore, pratica che è appartenuta per un tempo immemore al suo predecessore e venditore, Zamparini Maurizio. Ma mister Paul Baccaglini non è il fenomeno da circo in mezzo a mammolette e vergini. Si affianca al sulfureo e cinematografico Massimo Ferrero o all'altro vesuviano tipo che è Del Laurentiis Aurelio. La lista dei coinquilini è numerosa. Cambiano i tempi e cambiano gli stili e le posture. Basta dare un'occhiata alle cosiddette tribune d'onore per avere la conferma: ossessi urlanti, uligani volgari, becerume ma omaggiato e riverito. E in passato altre figure improbabili e figuri ambigui, si sono appalesati nei vari club, un presidente con la chitarra, Goveani al Torino, senza trascurare Luciano Gaucci al Perugia o Romeo Anconetani, prima mediatore poi presidente, comunque radiato, altri come Giorgio Corbelli, passato dalle televendite al calcio, al basket al baseball.

L'arrivo di Baccaglini provoca pruriti tra i benpensanti che dovrebbero, in verità, pensare ai fatti propri non tutti chiari e trasparenti.

Il trentatreenne italoamericano non è Nando Meniconi, non gira con la mazza da baseball, detta tortore da Alberto Sordi, non mastica chewing gum, non è sbarcato «uora uora da u' ferribotte» ma promette di fare una grande squadra, i soldi si sono, non «ci sarebbero», altrimenti Zamparini non avrebbe mollato l'osso con la polpa attaccata. Il fondo finanziario di Paul Baccaglini porta il nome di Integritas Capital. All'anagrafe ne esistono quattro. Stiamo calmi. Ne basterebbe una, giusta.

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