Pioli cancella dalla lavagna i ritiri di Giampaolo: "Tempo perso al cellulare"

«Lunghi non servono, responsabilizzo i ragazzi Così spero mi stupiscano». E sprona Piatek

Pioli cancella dalla lavagna i ritiri di Giampaolo: "Tempo perso al cellulare"

Per capire quel che succede al Milan in queste ore bisogna pensare a una lavagna. Su quella lavagna, nelle settimane precedenti, Marco Giampaolo aveva scritto di tutto: numeri, freccette, disegnini, schemi e slogan fino a riempirla tutta e a renderla probabilmente indigesta ai suoi. Stefano Pioli, più maturo (oggi compie 54 anni), più collaudato nel salire in corsa su una macchina complicata come una squadra di calcio, ha fatto una operazione semplice semplice. Ha cancellato tutto e ha lasciato appena qualche suggerimento imponendo un paio di regolette antiche che sanno di esperienza. Per esempio: ha abolito il ritiro lungo nelle sfide della domenica sera. «Passerebbero tutto il tempo a guardare tablet e cellulari» ha spiegato. La verità è anche un'altra: e cioè ha voluto alleggerire il gruppo da tensioni eccessive che, finite sulle spalle di un gruppo giovane e inesperto, ha finito per condizionarne il rendimento. «Così li responsabilizzo» ha aggiunto Pioli, consapevole però di affrontare al buio o quasi il Lecce. «Spero che riescano a stupirmi» ha dettato dopo aver confessato che i pochi giorni vissuti a Milanello se da un lato gli hanno fornito l'impressione «di essere qui da tanto tempo», di sicuro non gli hanno consentito di effettuare una fotografia attendibile del gruppo, calciatore per calciatore. «Saprò di più, su ciascuno, domenica notte» ha spiegato per non inventarsi mago, capace di capire tutto in poche ore. «A nessuno ho chiesto cosa non ha funzionato nella precedente esperienza, a tutti ho ripetuto che dobbiamo cominciare una nuova storia»: ecco il Pioli gentiluomo che vuole chiudere un capitolo senza pronunciare una sola parola che suoni come critica al collega che l'ha preceduto sulla panchina rossonera.

Sono cambiate le regole d'ingaggio ma anche i giudizi sul conto di chi giocherà stasera e chi invece dovrà accomodarsi in tribuna. «Ho già allenato Rebic e Biglia, ho trovato il croato più maturo rispetto a Firenze» le prime indicazioni. «Leao è un attaccante centrale già pronto per dare risultati» la seconda. E su Paquetà: «È completo». Su Piatek: «Gli ho detto di avere fiducia, se siamo al Milan significa che abbiamo dei valori e bisogna tirarli fuori». Su Calhanoglu: «Mi sembra più portato a giocare nella metà-campo offensiva che a costruire gioco». Basta mettere insieme queste tessere per capire il mosaico di questa sera contro il Lecce. «Spero di non sbagliare la formazione iniziale» la chiusura di Pioli che immagina già il ricorso alla panchina qualora le prime risposte non fossero esaurienti. Non ci vuole uno scienziato per cogliere le differenze rispetto a qualche crudo aggettivo utilizzato da Giampaolo per ottenere l'adesione convinta alle sue idee di calcio che non sono da cestinare, tutt'altro.

Come il predecessore, Pioli ha trovato uno spogliatoio «attento, curioso e disponibile» ma da stasera non saranno più sufficienti per il Milan che ha voglia e necessità di rialzare la testa e ripartire nelle prossime 5 sfide (Lecce, Roma, Spal, Lazio e Juve) e misurare finalmente la dimensione autentica.

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