Torino - Il più grande spettacolo
sta ancora a casa Juve. E il pubblico dello Juventus stadium ha intonato felice la canzoncina di Maradona. O mama, mama, mama mi batte il corazon, ho visto la Juventus
ma anche Pirlo e Tevez, un altro gol di Llorente e il bolide da cineteca di Pogba che replica il suo primo gol segnato in maglia bianconera l'anno scorso: ancora al Napoli, stavolta un destro, l'altra volta un sinistro. In una sera tutto il meglio della Signora. Si parla di squadra, ma pure di uomini squadra, ha vinto la classe abbinata alla prepotenza agonistica. Il Napoli è stato piallato come l'anno passato, anzi con un gol in più, forse meno nell'impressione globale. La Juve dice ci sono, il campionato è cosa nostra( visto che la Roma sta ancora faticosamente davanti). Dopo cinque vittorie consecutive tra campionato e Champions il Napoli si ferma e Benitez perde la prima partita con la Juve: sono segnali per il futuro.
Peccato per quel refrain di squallidi, irridenti cori di marchio ultras, perché la partita è stata subito effervescente, godibile, emozionante. Il tanto per distrarre, non annoiare e predisporre all'attenzione calcistica, non ad altro. Ma questo è il tifo in Italia, non c'è calcio che tenga. Eppure la Juve ci ha mostrato calcio ancien regime, quello che l'ha aiutata a dominare il campionato per due anni di fila. Nemmeno il tempo di prendere le misure ed era immediatamente a ridosso dell'area napoletana, arrembante, prepotente. Napoli intimidito, o almeno sorpreso. In dieci minuti Reina si è giocato un paio di miracoli, ma non è bastato. Il primo dopo 45 secondi per acchiappare il pallone colpito al volo da Pogba. Il secondo dopo 8 minuti per strappar via un altro pallone colpito dal testolone di Bonucci (con il dubbio del fuorigioco). Nel mezzo, cioè dopo un minuto e 17 secondi di partita, ha capito che sarebbe stata serata calda, nonostante il vento pungente, nel veder sbucare la zampa di Llorente ad incorniciare la bella azione juventina, iniziata da Isla, proseguita dal colpo di tacco di Tevez, che si è giocato Maggio, e conclusa appunto dalla conclusione in rete dello spagnolo snobbato, ma al quarto gol pesante in maglia juventina. Anche in questo caso i centimetri di un fuorigioco non sono stati letti.
Però la Juve ha nobilitato il tutto continuando a tener padronanza della partita e del gioco che l'ha resa temuta in Italia. Il Napoli proprio nell'inizio così timido, ma anche nel resto della partita, ha mostrato le fragilità, soprattutto difensive e Reina costretto ad un'altra paratona nel primo tempo(colpo di testa di Llorente). Il centrocampo di Benitez ha sfarfalleggiato un po' troppo, mentre quello di Conte pareva un solido panzer che ti passa sopra e ti fa male come ti tocca.
La partita si è equilibrata cammin facendo, perchè la Juve si è affidata alla potenza devastante di Pogba, alla solidità di Tevez (ha messo piede nel gol ed ha chiamato Reina ad un'altra parata importante), un po' meno agli altri. La difesa ha retto con la freddezza di chi è abituato ai colpi di tempesta, anche se Ogbonna si è fatto pescare dal secondo giallo nel finale. Isla è stato insolitamente attivo, come ha dimostrato fin dai minuti iniziali. Il Napoli ha cercato di tener alto il ritmo anche se Hamsik è stato evasivo, Callejon pretenzioso. Il gioco sulle fasce con il freno tirato. Insigne è riuscito a solleticare Buffon solo dopo una quarantina di minuti: nel finale del primo tempo con un tiro appena sopra la traversa, poi con una punizione a cui aveva affidato il meglio della sua arte. Già, ma Buffon non è un pirla direbbe Mourinho. Higuain si è battuto e troppe volte ha sbattuto contro il muro bianconero. Il duello con Tevez è stato una miscela di raffinatezze, ma l'Apache molto più sostanzioso: ha tirato e servito palloni che contano e quando l'assist per Vidal pareva decisivo, l'altro si è mangiato un gol da pivello. A dispetto di questi rischi, il secondo tempo del Napoli è stato più determinato e convincente, giocato con un pizzico di miglior personalità.
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