Ciclismo

Pogacar cade, si rialza e trionfa a Oropa. Nel nome di Pantani

Immediato riscatto dello sloveno che ottiene la vittoria dove il "Pirata" realizzò una vera impresa

Pogacar cade, si rialza e trionfa a Oropa. Nel nome di Pantani

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Visto? Visto. Cosa vi avevo detto? Pogacar. E Pogacar è stato. I discorsi stanno a zero e soprattutto sono in pratica tutti così. Quindi? Quindi avanti con Taddeo in rosa dopo l'annunciatissimo successo al Santuario di Oropa, ma trattenetevi per le celebrazioni, perché questo ragazzo di soli 25 anni non ha finito il proprio lavoro. Nel senso che vorrà fare ancora il Pogacar. Vorrà portarsi a casa ancora qualche tappa. Desidera divertirsi in sella alla sua Colnago senza fare calcoli, anche se ci sarà da correre a fine giugno anche il Tour de France.

La vita è adesso, cantava Baglioni e lo pensa anche Taddeo. Lui non vuole tutto e subito, ma vuole qualcosa tutti i giorni, perché è fatto così. Due tappe e Taddeo si trova già in rosa, anche se nell'immaginario collettivo c'è sempre stato. Che Oropa fosse il trampolino ideale per balzare in testa al Giro era pressoché scontato, ma è stato bello vederlo all'opera, in versione Marco Pantani, che ad Oropa il 30 maggio del 1999 toccò il punto più alto e forse più basso della sua parabola sportiva. Quel giorno furono in molti a restare a bocca aperta, ma anche tanti a mugugnare per quei 49 corridori all'avanguardia che furono ripresi uno ad uno con disarmante facilità dal Pirata, come se gli altri non fossero il meglio del ciclismo mondiale, ma una allegra brigata di cicloamatori.

Non la prese benissimo Pascal Richard, così come Laurent Jalabert, l'ultimo ad arrendersi al romagnolo, allargando in favore di telecamere le braccia come ad indicare l'incredula rassegnazione. Ieri Taddeo ha rivissuto una sinistra coincidenza, per un guaio meccanico proprio ai piedi della salita, ad una dozzina di chilometri dal traguardo: una foratura non solo lo rallenta, ma gli fa persino mettere il sedere a terra. Panico? Un attimo, solo un attimo. Poi Pogi viene aspettato da un paio di compagni di squadra che lo riportano prontamente in gruppo. A questo punto la Uae Emirates screma la compagnia e poi Taddeo se ne va da solo quando al traguardo mancano 4 chilometri e mezzo. «Non so se la maglia rosa mi doni o meno, ma è un sogno che realizzo. È bellissimo vincere sulle salite di Pantani e dedico la vittoria alla famiglia di un ragazzo del mio team in Slovenia, morto in un incidente», racconta il diretto interessato.

Lo sloveno vola, ma Geraint Thomas e il suo ex compagno Dani Martinez unitamente al pupo Cian Uijtdebroeks e al nostro Lorenzo Fortunato non colano a picco (Tiberi fora e paga dazio, ndc). Taddeo vince ma non stravince. Va con un filo di gas, senza esagerare.

Il Giro è lungo e lo spettacolo deve continuare. Non penserete mica che Taddeo ora voglia fare il ragioniere?

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