Pogacar: "Mi diverto solo se vinco". Lui non bluffa: è proprio come Merckx

Lo sloveno conquista la quarta Grande Boucle e rivela come ragiona: "Sono pagato per trionfare e non voglio poi avere dei rimpianti"

Pogacar: "Mi diverto solo se vinco". Lui non bluffa: è proprio come Merckx
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Tadej Pokercar ha gli occhi di un bambino stanco ma felice. Brillano nella sera che la Ville Lumiere è pronta ad illuminare. Il sorriso del bimbo sloveno ha l'energia di una calamita che si appiccica al cuore. Van Aert ha appena vinto l'ultima tappa e già le mani di Taddeo sollevano il trofeo che lo eleva a grande tra i grandi: 4 Tour, 54 maglie gialle in carriera in una stagione dove ha già centrato Strade Bianche, Fiandre, Liegi e Freccia. Gli manca poco, un solo gradino per arrivare al pari di Anquetil e Merckx, Hinault e Indurain. Forse l'anno prossimo. A 26 anni ha già un bottino da capogiro, da corridore monstre. Ai quattro Tour si deve aggiungere un Giro e un titolo di campione del mondo e poi quattro Lombardia, tre Liegi e un Fiandre. "Mi piace vincere, sono pagato per questo e io mi diverto solo se vinco ha ripetuto in queste tre settimane lo sloveno che in carriera, con quella di ieri, ha portato a 104 le sue vittorie da professionista -. So anche che ogni giorno che spillo il numero sulla schiena può essere l'ultimo per vincere, per questo se posso non mi tiro indietro. Non voglio lasciare dentro di me nessun rimpianto".

Fa esattamente quello che hanno fatto ai loro tempi Merckx e Hinault: il primo non lasciava agli avversari nemmeno i circuiti esibizione. Un giorno il grande Vittorio Adorni mi raccontò che in un circuito post Giro si adoperò per convincere Eddy Merckx, di cui era grande amico, a lasciare la vittoria agli altri. Eddy gli rispose più o meno così: "Mi pagano più di tutti per vincere e io vincerò". Fine dei discorsi. In questo Tour duro e fiaccante con oltre 50 mila metri di dislivello (51,550) anche Tadej è arrivato stanchino e già questa è una notizia. Im verità è anche una risposta a chi pensa che Giro e Tour siano la stessa cosa. Un anno fa, al Giro, lo sloveno venne e vinse a mani basse sei tappe e la classifica generale della corsa rosa, per poi andare in Francia e vincere anche li. Quest'anno, dopo un Tour corso alla morte che ha mostrato i limiti anche del marziano, è molto probabile che si fermi e non corra la Vuelta perché sfinito. La differenza sta tutta qui.

L'hanno anche criticato, Tadej. I francesi l'hanno rimproverato di essere troppo ingordo, per poi criticarlo di eccessivo attendismo nell'ultima settimana oltre che essere troppo insofferente alle interviste. "A me piace parlare, però dopo tanti giorni di fatica ogni minuto guadagnato per il riposo è un tesoro", ha provato a spiegare il diretto interessato.

Che i francesi sperassero con questo percorso disegnato ad immagine e somiglianza di Jonas Vingegaard di rendere più duro il cammino travolgente dell'asso sloveno è cosa evidente; che il tentativo sia abortito sul nascere è già storia. "Non possiamo dire ogni anno che questo è il Tour più difficile di sempre o che questa è la gara più dura che abbiamo mai fatto ha spiegato la maglia gialla -. So che il Tour di quest'anno è stato qualcosa di diverso, solo un giorno siamo andati un po' più piano. Se guardate i file di Power durante tutto il Tour, potete vedere che è stato davvero duro: sì, questo è stato uno dei Tour più duri che abbia mai fatto e ora sogno un po' di riposo".

L'incognita è la Vuelta, che a inizio Tour il suo team leader Mauro Gianetti dava per certo, ora non più.

"Non ho detto che parteciperò quest'anno, ma tra un paio di giorni saprete tutto". Sappiamo anche che ieri sera sul Campi Elisi è salito sul podio anche il nostro Jonny Milan, con la maglia verde: è salito con un Marziano, cose dell'altro mondo.

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