Se contassero i famosi corsi e ricorsi storici, bisognerebbe stappare lo champagne. È vero: gli scandali, di solito, fanno da propellente nel calcio italiano solo in caso di mondiale, come in Spagna ’82 e in Germania 2006. All’europeo già una volta, nell’Ottanta, organizzato dalle nostre parti, andò discretamente: con Bearzot in panchina privato di Rossi e Giordano, la Nazionale finì quarta, respinta ai rigori dalla Cecoslovacchia, a Napoli (che castigò i colori azzurri anche con Vicini ct contro l’Argentina nel ’90).
Cesare Prandelli ha il volto ferito e il cuore spezzato e non può certo consolarsi con questa macumba. «Non ho aggettivi per definire la vicenda» confessa a un certo punto, disarmato anche lui da quel che ha sentito, letto e visto in tv, dal colloquio drammatico con Criscito, dal faccia a faccia meno tormentato con Bonucci. Per lui, per il ct con le cento rughe spuntate sulla fronte all’improvviso, ha parlato un ragazzo ricoverato in ospedale a Firenze cui han fatto visita domenica pomeriggio. «Mi ha detto: io sono qui da 3 mesi che lotto per la mia vita e loro fanno cose brutte, non ho nessun tipo di pietà»: quello sfogo è diventato il pezzo di legno a cui si è aggrappato il ct di una Nazionale stordita e colpita al cuore per usare un eufemismo. Bastava interrogare i volti di tutti, da quelli scanzonati di Cassano e Balotelli, a quelli contratti di Buffon e di Pirlo, per cogliere gli umori e il sentimento di una Nazionale che stasera, a Parma, si mette in cammino per l’europeo. Con una macigno sulle spalle.
Ma lo fa nel modo peggiore. E non perchè sia mancato, come accaduto ieri sera al Tardini, un soffice sostegno: quei 500 ragazzi entrati sulle tribune hanno avuto l’innocenza di divertirsi, di incantarsi per un gol di Balotelli e di applaudire. Incredibile ma vero. Ai soliti quesiti tecnici, questa volta si è aggiunta una complicazione penale e l’immagine finita in una pozzanghera di fango. Criscito è rimasto a casa. «Avrebbe vissuto una pressione disumana» la spiegazione semplice semplice del ct. Bonucci invece no. «Non risulta nulla sul suo conto, siamo relativamente tranquilli» la risposta sul secondo azzurro finito nella rete dei pm di Cremona. Non si è lamentato della tempistica, Prandelli.
«Non riesco a pensare male, forse è un limite mio o una qualità. All’inizio ho avuto paura, poi mi son fatto coraggio e mi son chiesto: e se fosse arrivato tra 4 giorni?» la sua confessione. Si è aperto un paracadute: Ranocchia e Destro sono rimasti in gruppo, associati ai 23 scelti, in vista della scadenza definitiva, questa mattina alle 12. «Andrea è maturo ed è in buone condizioni» ha garantito il ct che dovrà recuperare il giovanotto interista uscito a pezzi dalla stagione recente ad Appiano Gentile. Potrebbe rappresentare la spinta nervosa ed emotiva per risalire la china, chissà. Di sicuro, a Parma (stasera ore 20.45), una città legata a filo doppio a Prandelli (qui lavora il figlio Niccolò come preparatore, qui ha lavorato Cesare) comincia l’avventura europea più difficile della carriera ancora vergine del ct. «Siamo alla ricerca del gioco» il suo slogan che può fare ricorso alle famose tre g. Il gioco appunto, la gioventù di alcuni suoi esponenti, Balotelli in particolare ieri messo in riga dallo stesso Trapattoni («se non cresci, non fai carriera»), e il genio, nel nostro caso di Pirlo e Cassano, chiamati a fornire la necessaria assistenza a una squadra stremata dal blitz degli agenti a Coverciano.
Anche Viviano, il quarto portiere, un tempo beniamino di Prandelli, è tornato a casa col magone ma per motivi banali. Balzaretti invece ha fatto il sei al superenalotto: era l’uomo in più, per l’avviso notificato a Criscito, si è ritrovato all’europeo.
La dedica di stasera è alle donne, colpite dalla violenza maschile. Vedrete: finirà nel dimenticatoio, come la visita di Farina e Pisacane, gli eroi di «scommessopoli». Col Lussemburgo ci sarà poco da vedere e molto da annotare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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