
Alla fine, Andrea Agnelli ha scelto la strada del patteggiamento. Chiudendo così i conti con la giustizia per quel che riguarda il caso plusvalenze' nell'ambito dell'inchiesta Prisma, durante la quale la Procura di Roma contestava agli imputati diversi reati penali quali manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali delle società quotate, dichiarazione fraudolenta e ostacolo agli organi di vigilanza.
Ieri il Gup ha accolto le richieste presentate tra gli altri da Agnelli (all'epoca presidente), Nedved (vice) e Paratici (ds), già sanzionati in ambito sportivo: il primo ha patteggiato un anno e otto mesi, il secondo un anno e due, il terzo un anno e sei. Condannati, con pene diverse, anche l'ex Chief Legal Officer Cesare Gabasio, Stefano Cerrato e Marco Re (entrambi ex Chief Financial Officer in momenti diversi), e l'ex Chief Operating Officer Stefano Bertola. È stato invece disposto il non luogo a procedere per Maurizio Arrivabene, ex Ceo del club bianconero: al club sono stati invece inflitti 156.750 euro di ammenda, mentre per quanto riguarda le 221 parti civili sono state definite transazioni pari a 1 milione e 80mila con contributo di chi ha chiesto il patteggiamento a eccezione di Gabasio.
"Ribadisco oggi il profondo rispetto per le Autorità competenti chiamate a valutare il mio operato questa la nota di Agnelli -. La decisione di avanzare la richiesta di applicazione della pena, sospesa, priva di effetti civili e di sanzioni accessorie, senza riconoscimento di responsabilità, quindi coerente con la mia posizione di innocenza, è stata indubbiamente molto sofferta. Dopo aver a lungo riflettuto, sono però convinto che rappresenti la scelta più opportuna.
Avendone quindi l'opportunità, ritengo giusto porre fine a questo lungo periodo nel pieno rispetto delle procedure. Il mio amore per la Juventus resta totale e immutato, così come il mio legame con l'Italia e in particolare con Torino, la mia città".