La promessa di Mancio: "Vedrete, la mia Inter sarà un'altra bella storia"

Déjà vu: anche la prima volta, nel 2004, Moratti non era presidente. "Questa è una squadra con qualità, ma non ho la bacchetta magica"

La promessa di Mancio: "Vedrete, la mia Inter sarà un'altra bella storia"

nostro inviato ad Appiano G.

Tutto iniziò con il Mancio. «Sono il nuovo allenatore dell'Inter, adesso si può dire. È stata una giornata lunga. Cosa ci siamo detti? Niente di particolare. È andata... Adesso cominciamo con il primo allenamento. Se ho parlato con Moratti? Sì, ci siamo già parlati». Le prime dichiarazioni di Roberto Mancini ieri ad Appiano Gentile? No, le prime dichiarazioni di Mancini il 7 luglio 2004 quando mise la firma su quel primo contratto redatto da Rinaldo Ghelfi. Sempre Massimo Moratti ad aprirgli il varco, curioso che neppure quella volta lui fosse il presidente, in quel periodo la carica era sulle spalle di Giacinto Facchetti. Ma fra Moratti e il Mancio è rimasto un feeling unico, mai tramontato. Erano i primi di aprile quando Hector Cuper accese i radar: «Moratti è pronto a chiedere a Mancini di tornare. Lui non è felice al Galatasaray e vorrebbe tornare in Italia, Moratti lo sa, per questo ha già iniziato a parlargli». Mica male, parole che tolgono ogni dubbio sulla regia. Peraltro datata. Dopo aver vinto tre scudetti consecutivi, unico nella storia dell'Inter, il Mancio venne fatto fuori da Moratti a Parma, una domenica pomeriggio: «Ero preoccupatissimo - confidò Moratti -. Ero al Tardini, lo scudetto era lì e avevo già deciso di esonerarlo ma ancora non avevo la firma di Mourinho. D'altronde le sue dichiarazioni dopo l'eliminazione di Champions con il Liverpool mi avevano allarmato, come facevo a lasciargli ancora la squadra in mano?». Detto con quell'aria bonaria che incelofana mentre lo ascolti.

Adesso il Mancio è di nuovo qui e fa: «Certo che ho sentito Moratti e sono felice che lui sia felice, ha fatto la storia dell'Inter ed è importante che sia ancora dentro la società». Sono bastate queste parole per accendere nuovamente la luce, tutto iniziò con Moratti e Mancini, l'Inter improvvisamente rientra in gara, i bookie bancano addirittura la vittoria dello scudetto, potenza dell'immaginazione e della bellezza dei ricordi: «Tutto - ha detto Mancini -, ma mai avrei detto che sarei tornato all'Inter».

Adesso il presidente è Erick Thohir: « Ci siamo sentiti solo al telefono, mi è sembrata una persona gentile. Lo ringrazio per avermi chiamato, vuole far tornare grande l'Inter, era dispiaciuto per Mazzarri, avremo tempo di conoscerci». La sintonia è subito buona e quando gli chiedono cosa ha fatto per farsi preferire, il Mancio fa: «Forse la mia esperienza all'estero. Restare lontano dal campionato italiano fa vedere le cose sotto un'altra luce, qui si parla ancora di Calciopoli ma vi assicuro che non ne vale la pena. Meglio parlare dei calciatori».

Ma Thohir che alza il tiro e sgancia, cosa significa? Sono arrivati i soldi e si fa mercato? «Devo prima valutare questa rosa che confesso di non conoscere benissimo. Prendere un giocatore a gennaio comporta sempre dei rischi, in genere non è un top player e di solito i mesi successivi li spende cercando di capire com'è il nuovo campionato. È quello che sta succedendo a Vidic. Questa è una squadra con qualità come ne aveva quella di dieci anni fa quando sono arrivato per la prima volta. Qualcuno mi ha detto che ho sbagliato a tornare dopo aver fatto un buon lavoro ma io credo che sarà nuovamente una bella storia. Qui c'è un progetto in cui credo anche se non ho la bacchetta magica, se c'è stato un esonero vuol dire che le cose non stavano andando bene, anche se non sempre la colpa è dell'allenatore, e Mazzarri è un bravo allenatore».

Cosa cambierà? Si è detto entusiasta di lavorare con una età media bassa, di Kovacic aveva parlato bene in tempi lontani: «È il prospetto più interessante d'Europa», disse quando era alla guida del City. «Guarin è un giocatore che al Porto aveva fatto grandissime cose. Il ritorno di Balotelli? Sta bene dove sta, al Liverpool, e ha una grande chance perché è in uno dei più grandi club inglesi».

Ieri allenamento sotto l'acqua, prima colloqui personali che proseguiranno nei prossimi giorni.

Ha provato il 4-3-1-2 circondato dal suo staff, il collaboratore tecnico Fausto Salsano, Ivan Carminati preparatore atletico, Giulio Nuciari allenatore dei portieri, vice Lele Adani, la risposta in giornata. Esce Beppe Baresi e spiace dirlo così dopo 37 anni silenziosissimi e grandissimi.

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