Quando i portieri volano oltre la porta

​Ci sono molti modi di fare il portiere, ma nessuno è facile

Quando i portieri volano oltre la porta

Ci sono molti modi di fare il portiere, ma nessuno è facile. La conferma viene dallo strano Mondiale in Qatar dove lo specchio deformante delle polemiche ci restituisce, al pari di un vecchio luna park, immagini dai contorni falsati.

In questo gioco di riflessi dove nulla è come sembra e dove il richiamo ai «diritti violati» annega nella melassa dell'ipocrisia, ecco emergere tre portieri-capitani capaci di impregnare di personalità le rispettive nazionali: Manuel Neuer (Germania), Hugo Lloris (Francia) e Milan Borjan (Canada). Loro, abituati a bloccare il pallone calciato dagli attaccanti, non si fanno beffare dalla sfera scivolosa del pensiero unico. Specialisti in uscite spericolate tra i piedi degli avversari, non hanno avuto timore di sfidare i tacchetti ovattati dei professionisti del piede in due scarpe. E così Neuer ha ideato la protesta più iconica del Mondiale: la mano davanti alla bocca della nazionale tedesca; Lloris - sul fronte opposto - ha replicato con una frase coraggiosa (almeno sul piano della lotta alla demagogia delle lacrime di coccodrillo): «Ai diritti violati bisognava pensare prima di assegnare il Mondiale a un paese come il Qatar. Adesso è tardi...

»; Borjan (foto in alto nel tondo), calciatore serbo naturalizzato canadese, nato a Knin (Tenin) prima che la Jugoslavia fosse devastata dall'orrore di una guerra fratricida, ieri - alla vigilia di Croazia-Canada - ha risposto fiero a chi cercava di tirarlo per la maglietta nella trincea dei giudizi storici: «Io sono nato in Croazia, io sono serbo, io mi sento canadese. Ma, a volte, nessuno dei tre».

La vita è fatta di piccole solitudini. Quella del portiere, di più.

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